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Giuseppe Conte e il M5s, Alessandro Sallusti: per il tacchino grillino è arrivato Natale

Alessandro Sallusti
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Per fortuna c'è la politica a distrarci dalle sciagure umane ed economiche della guerra in Ucraina. Bazzecole, ovviamente, ma lo spettacolo è garantito. A Verona si sta consumando il primo regolamento di conti tra i tre partiti del Centrodestra, un suicidio autoassistito che al ballottaggio consegnerà quasi certamente le chiavi della città al candidato del Centrosinistra, l'ex calciatore Damiano Tommasi, che beneficerà dell'odio e delle vendette tra i due candidati del Centrodestra (il sindaco uscente Sboarina supportato da Lega e Fratelli d'Italia e l'ex Tosi fresco membro di Forza Italia) che se le stanno dando di santa ragione. Ma il piatto forte è certamente l'atto finale della crisi dei Cinque Stelle con Di Maio che consegna l'avviso di sfratto a Giuseppe Conte. Anche qui botte da orbi, solo che non parliamo del futuro, peraltro importante, di una bella città veneta bensì di quello del partito di governo più votato alle ultime elezioni.


Soltanto Marco Travaglio poteva immaginare e sostenere che l'avvocato del popolo noto al mondo col nome di Giuseppi potesse essere una risorsa del Movimento e del Paese. Prima premier per caso e poi leader di un partito per mancanza di alternative, Giuseppe Conte, detto l'usurpatore, non ne ha mai azzeccata una e ora la vecchia guardia, dopo l'ennesima débâcle elettorale, gli presenta il conto prima che lui possa fare cose irreparabili in vista delle prossime elezioni politiche. Ne vedremo delle belle, ma da oggi è certo ciò che fino a ieri era solo una speranza, cioè io non so dire se ci sarà una scissione o chissà cosa d'altro, ma i Cinque Stelle non saranno più un partito decisivo per governare il Paese, e questa è certamente una bella notizia visti i danni che hanno combinato e quelli che hanno annunciato, sotto la guida di Conte, di voler fare nei prossimi mesi.

La sinistra già vola come un avvoltoio attorno al corpo di Grillo che forse non a caso domenica scorsa ha rinunciato pure ad andare a votare, come dire: io in questo pollaio non ci metto piede. E dire che polli e galline li ha scelti lui uno ad uno, li ha fatti ingrassare per benino. Pure il tacchino Conte è opera sua, e Conte era convinto che non sarebbe mai arrivato Natale. Come sempre, illuso.

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