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Vittorio Feltri, "Putin ci tiene per le p***": la profezia, come ci farà campare in tempo di guerra

Vittorio Feltri
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Ci siamo convinti tutti che Vladimir Putin tenga in una condizione di terrore, addirittura in ostaggio, il mondo intero accarezzando l'ipotesi di ricorrere all'arma nucleare. In realtà, la Russia tiene gli Stati europei per le palle poiché questi ultimi non si sono mai emancipati da una situazione di totale dipendenza dalla prima. E la verità è che non abbiamo mai voluto acquisire autonomia, eravamo certi che questa subordinazione non costituisse una problematica e non dovesse essere un motivo quindi di preoccupazione. Sciocchezze!

 

 

 

 

Nel sistema internazionale un vassallaggio di questo genere determina i rapporti di potere e di forza tra gli attori. Non siamo stati lungimiranti, per non dire che siamo stati proprio cretini. Storicamente abituati come siamo ad essere sempre alle dipendenze di qualcuno, ancorati a qualcuno, sottomessi a qualcuno, dominati da qualcuno, ce ne siamo infischiati del fatto che da ciò che decide Mosca discendono le sorti della nostra Nazione e del popolo italiano, che ci piaccia o meno. Almeno di tutto ciò non potremo dare la colpa al cambiamento climatico né a Matteo Salvini né a Giorgia Meloni né ai presunti (inesistenti) fascisti.

 

 

 

 

Purtroppo, l'ottuso conformismo di tipo ecologista ha ostacolato ogni innovazione in questo campo. Avremmo potuto sfruttare le nostre risorse, che non sono poche, dotarci di centrali nucleari, garantirci altre fonti di approvvigionamento. Invece noi cosa abbiamo fatto? Niente di niente. Ce ne siamo stati con le mani in mano, in attesa che tutto quello che si sta profilando all'orizzonte avvenisse, persuasi che non sarebbe mai stato possibile. Ci siamo mossi solamente per bocciare i referendum che andavano nella direzione opposta, ovvero che avrebbero potuto condurci più o meno rapidamente ad affrancarci dalla servitù nei confronti della Russia.
È dunque colpa degli italiani, i quali hanno sottovalutato una questione energetica che sempre è esistita e che oggi è emergenza semplicemente perché Putin ha scelto di adoperare contro l'Occidente il suo armamento più potente e incisivo: il gas.

Se lo zar chiude i rubinetti, cosa che di fatto potrebbe compiere oggistesso, siamo fregati. In pochi riescono ad immaginare cosa questa eventuale e non remota risoluzione potrebbe generare, ossia gli effetti che essa produrrebbe sulla nostra economia e sulle nostre esistenze. Il nostro stile di vita si rivoluzionerebbe all'improvviso. Già i razionamenti, che di sicuro verranno introdotti, per di più a breve, comporteranno l'individuazione di ambiti prioritari cui destinare l'energia scarseggiante e a fare i sacrifici più importanti saranno naturalmente i cittadini, nel loro quotidiano.

Chi come me ha vissuto in tempi di conflitto sa bene cosa voglia dire non avere la possibilità di riscaldare gli ambienti, non solo quelli domestici. Quando ero un bambino, proprio a causa della mancanza di nafta dovuta a sua volta alla guerra, pativamo il freddo in una maniera insopportabile. Si andava a letto con la cosiddetta "borsa calda", nel tentativo di resistere al gelo e chiudere occhio. Soffrivamo tutti, adulti e bambini, dei geloni ai piedi, bolle rosse che davano prurito e dolore. Il nostro abbigliamento era caratterizzato da lana particolarmente spessa, spinosa e fastidiosa. Le nostre case in inverno erano praticamente invivibili. Il giorno in cui fu ripristinato il riscaldamento fu un dì di festa, tanto che nel mio condominio, in quel di Bergamo alta, come in tutti gli altri, ci furono brindisi, musica e banchetti. L'errore che abbiamo commesso in seguito è stato quello di abituarci così tanto al benessere da ritenere che fosse uno status conquistato in eterno. Putin ci sta dimostrando che non è così, che quello che consideravamo scontato, in fondo in fondo, tanto scontato non è mai stato.

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