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Giuseppe Conte gioca di sponda con Putin: il retroscena sulla crisi di governo

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, può apparire paradossale, ma la situazione geopolitica complessiva oggi presenta aspetti di pericolosità maggiori che non ai tempi di quella che veniva chiamata la Guerra fredda. Certamente allora in Europa il confine che divideva l'area guidata dall'Urss e dai partiti comunisti locali era molto più estesa di oggi e quando in qualcuno di quei paesi prevaleva la tendenza all'autonomia si verificava l'intervento diretto dell'Armata rossa, ma per altro verso la situazione era del tutto stabile perché c'era la tendenza a considerare i confini sanciti da Yalta come assolutamente rigidi e inviolabili. Così il gruppo dirigente del Pcus riconosceva lo status quo da cogestire con gli Usa, diplomatizzando e smontando anche tutte le situazioni di tensione che si potevano determinare, dall'installazione dei missili a Cuba alla vicenda degli SS20.

 

 

Il segno di questa assenza di minacce è dato dal fatto che in tutti quegli anni Finlandia e Svezia hanno scelto la via della neutralità perché ritenevano che non c'erano pericoli da parte del loro ingombrante vicino. Perché oggi la Finlandia e la Svezia chiedono l'adesione alla Nato? Per un espansionismo di quest'ultima o per una ragione esattamente opposta e cioè perché la Russia di Putin è portatrice di una linea aggressiva e predatoria e quindi essi vogliono mettersi a riparo ricercando l'ombrello della Nato. Le cose derivano non solo dalla invasione dell'Ucraina avvenuta il 24 di febbraio, ma anche dalla dottrina che sottende «l'operazione militare speciale».

Prima in una citazione di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, poi su iniziativa di Marco Taradash che ha tradotto integralmente il testo redatto dall'ideologo putiniano Timofey Sergeytsev abbiamo un quadro che spiega anche perché finora la cosiddetta diplomazia non è andata avanti. Secondo questa teoria putinista «già nell'aprile dello scorso anno abbiamo scritto della inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina. La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - viene dominata e trascinata dal regime nazista nella sua politica. Cioè quando l'ipotesi "il popolo è buono, il governo è cattivo" non funziona. Oltre ai vertici è anche colpevole una massa significativa di persone che sono nazisti passivi collaboratori del nazismo, hanno sostenuto e assecondano il governo nazista. E tutto ciò è ispirato dall'Occidente.

 

 

Pertanto la denazificazione non può essere condotta in modo compromissorio sulla base di una formula come Nato no, Ue si, l'ucraino rappresenta per la pace e la Russia una minaccia non minore, ma maggiore del nazismo tedesco di Hitler». Per ragioni di spazio non riportiamo altre frasi simili. Questa filosofia di fondo spiega perché finora la diplomazia ha fatto cilecca. Sulla base di questa filosofia il minimo che può avvenire è che una parte dell'Ucraina deve essere conquistata dall'Armata rossa e collocata in modo irreversibile all'interno della stessa Russia anche con deportazioni e che quello che non può essere conquistato direttamente va sostanzialmente piallato e distrutto.

Sulla base dell'opzione per la grande Russia le cose non si fermano qui e dovrebbero poi srotolare fino ad investire i paesi Baltici, la Moldavia e la Georgia. Ciò spiega quindi la linea scelta da Finlandia e Svezia e per altro verso che l'Occidente o blocca adesso questo progetto oppure rischia di trovarsi di fronte a un'escalation che o viene subita accettando l'egemonia mondiale dell'asse Russia-Cina o andando a una Terza guerra mondiale. Il fatto che in un contesto mondiale di questo tipo il Movimento 5 stelle può provocare una crisi di governo per ragioni di prestigio può significare solo due cose: o che esso, nella persona di Conte, gioca consapevolmente di sponda a Putin, oppure che Conte è irresponsabile che si muove per ripicca in quanto che reputa Draghi una sorta di usurpatore contro il quale vuole vendicarsi. 

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