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Mafia: Sicilia, per uno studente su 5 'qualcosa con cui convivere'

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Palermo, 29 gen. (AdnKronos) - Il 76 per cento degli studenti siciliani sente parlare del fenomeno mafioso come "qualcosa da combattere, da disprezzare o evitare con attenzione", mentre uno studente su cinque pensa sia "qualcosa con cui convivere perché non si può eliminare". È uno dei dati emersi da un'indagine svolta tra gli studenti siciliani coinvolti nel progetto "Giovani cittadini consapevoli, attivi e responsabili", realizzato dal centro studi Pio La Torre con il sostegno del dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale della presidenza del Consiglio dei ministri. A illustrare i risultati è il gruppo di monitoraggio e valutazione del progetto durante la manifestazione conclusiva in corso nell'aula magna del liceo classico "Giovanni Meli" di Palermo. Il progetto, realizzato con l'obiettivo di prevenire le diverse forme di illegalità e sensibilizzare i più giovani, ha coinvolto circa 400 studenti tra i 16 e i 21 anni di 14 scuole dell'Isola, compreso un gruppo di giovani del centro diurno del dipartimento per la giustizia minorile di Palermo. Il 39 per cento degli studenti ritiene la mafia più forte dello Stato, il 34 per cento ritiene "ugualmente forti" mafia e Stato, mentre solo il 16% pensa che sia lo Stato a essere più forte. "Quasi tutti i ragazzi interpellati nelle nostre rilevazioni - dice Laura Borino, componente dello staff del progetto - sanno chi sono i giudici Falcone e Borsellino, Padre Puglisi, Pio La Torre o, sul fronte opposto, il boss Totò Riina. Più della metà, però, prima dell'avvio del progetto, ha ammesso di non conoscere figure come Antonino Caponnetto, Emanuela Loi, Placido Rizzotto e quasi la metà ignorava chi fosse Rocco Chinnici".

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