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"Vi racconto l'inferno di Rigopiano", il ricordo di un volontario

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(AdnKronos) - "Quella giornata mi è rimasta dentro. Ciò che ho visto ce l'ho ancora davanti agli occhi, anche perché la scena sembrava quella di un film apocalittico, mi faceva pensare a un ufo caduto sulla terra". Paolo Amendola, 46 anni, è un dei primi volontari del Corpo nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Lazio giunti all'hotel Rigopiano il 18 gennaio di un anno fa. Poco prima un blocco di neve e detriti si era staccato dalla montagna alle spalle del resort, travolgendolo e distruggendolo completamente. Ma lui non sapeva esattamente cosa fosse successo. "La mattina di quel giorno eravamo partiti da Roma per far fronte all'emergenza neve in Abruzzo. Ero a Penne per dare supporto agli abitanti del paese quando è arrivata la chiamata. Immediatamente siamo partiti a bordo della jeep - racconta all'Adnkronos Paolo - C'era una bufera di neve terribile, sulla strada erano caduti tantissimi alberi. Quindi, poco dopo Farindola, ci siamo messi gli sci e abbiamo iniziato a salire. Abbiamo fatto diversi chilometri così, faceva davvero molto freddo e le condizioni meteo erano proibitive. Il rischio valanghe era enorme". "Quando abbiamo visto le luci in lontananza e sentito il rumore del generatore non potevamo immaginare cosa fosse successo. Anzi, abbiamo pensato che fossero solo bloccati dentro - continua il volontario tecnico del Cnsas - Solo quando ci siamo avvicinati ci siamo resi conto di cosa fosse accaduto davvero". "Abbiamo soccorso subito due persone che erano in macchina, uno dei due aveva dato l'allarme", ricorda il 46enne che aggiunge: "Poi abbiamo trovato un cadavere. Ma fino all'ora di pranzo del giorno dopo abbiamo scavato, chiamato e sondato ininterrottamente". "Il fatto è che non avevamo l'attrezzatura adatta per affrontare una simile tragedia, paragonabile a un terremoto - sottolinea il volontario - la situazione era fuori dall'ordinario, noi ci eravamo caricati sulle spalle tutto ciò che potevamo e che è previsto in caso di valanga. Per tirare fuori la gente da lì ci volevano i mezzi meccanici che sono arrivati più tardi". "Non sono immagini che riesci a catalogare - conclude Paolo - immagini che pensi di poter vedere solo in un film. In questi giorni dell'anniversario, così come era subito dopo la tragedia, rivedo e rivedevo la scena. E se in tv se ne parla o c'è qualche speciale, di solito cambio o spengo perché non è semplice rivivere tutto".

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