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Diciotti: ritardo rinvio atti 'Diciotti' per identificare persone offese
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Palermo, 29 ago. (AdnKronos) - Ci vorrà ancora qualche giorno per l'invio degli atti del fascicolo contenente l'iscrizione nel registro degli indagati del ministro dell'Interno Matteo Salvini e del capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi, dalla Procura di Agrigento ai pm di Palermo. Un ritardo, come si apprende, dovuto alla necessità di "identificare e tutelare" le persone offese, cioè di tutti coloro che avevano diritto a fare il proprio ingresso sul territorio italiano, come gli eritrei, ma anche i minori e le donne violentate e che sono state trattenute illegalmente, secondo l'ipotesi del pm, a bordo della nave per diversi giorni. Fino a questo momento le persone offese non sono ancora rappresentate né legalmente né difese. A questo punto slitterà, con ogni probabilità, alla prossima settimana, la trasmissione degli atti a Palermo. Salvini e Piantedosi sono indagati per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sulla nave 'Diciotti', la nave della guardia costiera rimasta prima al largo di Lampedusa e poi ormeggiata nel porto di Catania con 177 migranti soccorsi nel canale di Sicilia. I migranti sono stati scendere solo sabato notte, a dieci giorni dal salvataggio in mare. Intanto, il Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, attende dai colleghi di Catania i nomi dei tutori nominati per 23 minori non accompagnati che si trovavano a bordo della nave Diciotti. Inoltre, si stanno eseguendo ulteriori valutazioni tecnico-giuridiche sulle iscrizioni e sui rapporti tra la Procura circondariale e il tribunale dei ministri visto che la legge 1/89 è antecedente alla riforma del codice penale e mancano le norme di coordinamento e attuazione. Sarà poi la Procura di Palermo, dopo avere ricevuto gli atti dal Procuratore Patronaggio, a inviare gli atti al Tribunale dei ministri, che è la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni. La materia è regolata dalla legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che ha modificato, tra gli altri, l'art. 96 della Costituzione il quale prevede che "Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale".
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