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Le tre R della decarbonizzazione secondo Novamont

Clima

AdnKronos
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Roma, 17 ott. (AdnKronos) - Rigenerazione, rinnovabilità, re-design. Sono le tre R di Novamont per la decarbonizzazione, scelta strategica che caratterizza il progetto di bioeconomia che conta ormai tre decenni. RIGENERAZIONE - Novamont - spiega l'azienda in una nota - ha continuato il suo impegno per la decarbonizzazione dell'economia attraverso processi produttivi altamente integrati, l'efficientamento energetico, il supporto delle fonti energetiche rinnovabili, la messa a punto di prodotti e soluzioni in grado di risolvere i problemi connessi alla gestione dei rifiuti. Nel 2017 questi impegni hanno permesso un saving di 54.000 tonnellate di CO2, pari al traffico di circa 28.000 city-car in un anno, grazie all'impiego di energia elettrica 100% da fonti rinnovabili, alla centrale co-generativa di Mater-Biotech e al recupero energetico del biogas. Sul tema del littering, l'azienda ha aderito al programma internazionale 'Operation Clean Sweep' implementando il programma zero granuli di plastica dispersi nell'ambiente. Nell'ottica della riduzione del consumo del suolo, poi, è improntata la politica di riconversione di impianti tradizionali non più competitivi o dismessi (i siti produttivi di Mater-Biopolymer, Mater-Biotech e Matrica, in joint venture, sono un esempio di questo impegno). RINNOVABILITÀ - La politica di Novamont nella produzione del Mater-Bi è quella di approvvigionarsi, ove possibile, di costituenti e materie prime di origine biologica (dette bio-based) cioè derivate da vegetali e prodotte in filiere altamente integrate con il territorio. I processi sotto il diretto controllo del gruppo Novamont partono dalla fase agricola (sperimentazioni sulle oleaginose come cardo e cartamo), passano per la produzione degli intermedi 100% rinnovabili (biobutandiolo e acido azelaico), del biopoliestere (Origo-Bi) sino ad arrivare al prodotto finito (Mater-Bi), in totale quattro livelli (Tier 4). RE-DESIGN - L'obiettivo del gruppo Novamont è sempre stato quello di offrire sistemi a più basso impatto ambientale in cui i bioprodotti possano svolgere un ruolo strategico per il ridisegno di sistemi. Come nel caso dello sviluppo delle raccolte differenziate dell'organico. Attualmente circa 60 kg/anno/abitante di frazione organica (dei 150 kg/anno/abitante disponibili) sono trasformati in compost di qualità. Un incremento della quota intercettata, grazie all'impiego di bioplastiche biodegradabili e compostabili - sottolinea l'azienda - permetterebbe di attivare una serie di meccanismi virtuosi come: il raggiungimento dell'obiettivo '10% di rifiuti solidi urbani in discarica entro il 2035' (aggiornamento della Direttiva Discariche 1999/31/EC) e la riduzione di gas serra derivanti dalla frazione organica smaltita in discarica; l'incremento occupazionale legato alla filiera di raccolta e valorizzazione della frazione organica; la riduzione delle emissioni di gas serra del comparto agricolo derivanti dall'applicazione del compost; il supporto allo sviluppo di un'agricoltura sostenibile (corretta gestione della Soil Organic Matter o Som). Sul fronte dei progetti di sviluppo di Novamont, c'è First2Run. Obiettivo: dimostrare la sostenibilità tecnica, economica e ambientale di una bioraffineria integrata altamente innovativa, in cui colture oleaginose a basso input (per esempio il cardo), coltivate in zone aride e/o marginali, vengono impiegate per l'estrazione di oli vegetali da convertire attraverso processi chimici in biomonomeri ed esteri per la formulazione di bioprodotti quali biolubrificanti, cosmetici, plastificanti e bioplastiche. Effective: dimostrare percorsi economicamente validi per la produzione di poliammidi e poliesteri a base biologica da materie prime rinnovabili sostenibili (zuccheri e oli) verso l'ottenimento di fibre e film con proprietà migliorate, competitività sul mercato e maggiore sostenibilità. Progetto Cometa: valorizzazione delle colture mediterranee di Authoctonus attraverso tecnologie avanzate di chimica verde. Progetto Embraced: dimostrazione, in un ambiente industriale, di un modello replicabile, economicamente valido ed ecologicamente sostenibile di bioraffineria integrata basata sulla valorizzazione della frazione cellulosica dei rifiuti AHP post-consumer nella produzione di building blocks, polimeri e fertilizzanti a base biologica.

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