Casal Bruciato, si indaga per istigazione odio razziale
Roma
Roma, 10 mag. (Adnkronos) - Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Con questa ipotesi di reato la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in merito alle proteste dei giorni scorsi nel quartiere di Casal Bruciato a Roma dopo l'assegnazione di una casa a una famiglia rom. Al momento non ci sono indagati. Simone Sapienza, segretario di Radicali Roma, Carlo Stasolla, presidente Associazione 21 Luglio e Valentina Calderone, direttrice di A Buon Diritto, insieme all'avvocato Francesco Mingiardi, candidato radicale di +Europa nella circoscrizione Centro, hanno depositato in Procura un esposto per denunciare i fatti di Casal Bruciato e gli episodi di violenza che si sono verificati nelle scorse settimane in varie periferie romane contro gli assegnatari di case popolari di etnia rom. "Denunciare ciò che è accaduto a Casal Bruciato e gli altri episodi fotocopia portati avanti nei mesi scorsi, ci sembrava l'unico modo per tentare di fermare questa spirale di violenza spaventosa e gratuita che si sta ingigantendo nella Capitale - spiega Simone Sapienza -. Faremo tutto il necessario per impedire che una manciata di fascisti continui a perpetrare istanze razziste e xenofobe sulla pelle di persone indifese, senza che nessuno muova un dito per impedirlo. Quello che è successo non può passare sotto traccia, non è più possibile girarsi dall'altra parte". BLINDATI IN STRADA E RESIDENTI A CASA - Imer Omerovic è affacciato alla finestra del suo nuovo appartamento nel quale ha sistemato una tenda, per evitare sguardi indesiderati. Guarda al cortile oggi vuoto, blindato dal Reparto Mobile della Polizia, che continua il servizio per scongiurare improvvise rivolte. L'impressione che si ha di Casal Bruciato è di un quartiere risvegliatosi dopo una battaglia, inerme, scosso, rintanato a recuperare le forze. Restano le bandiere dell'Italia ai balconi, i residenti pronti a sfogarsi se invitati a calmare. E intanto i commercianti si leccano le ferite dopo giorni di quasi nullafacenza: "Ieri ci hanno disdetto cinque clienti - racconta il parrucchiere dietro piazza Balsamo Crivelli -, non stiamo lavorando nemmeno oggi, venerdì, perché la gente teme chiusure e confusione". "Ormai ci hanno tirato il pacco - commenta una arrabbiatissima barista - che senso ha ancora provare a opporsi? Gli danno le case nostre per coprire i soldi destinati a spazi adeguati nei quali accoglierli, mangiati da chi oggi li difende da dietro una scrivania". LA TESTIMONIANZA DEI COMMERCIANTI - "Il giorno in cui ci sono stati gli scontri ho dovuto abbassare le tapparelle. Una cliente oggi è venuta e salutandomi mi ha detto 'eccomi tornata dopo il delirio'. Calo delle vendite? Più che altro un tracollo". E' quanto ha detto Michela, titolare della parafarmacia proprio accanto al condominio di via Satta. Sono i commercianti della zona i primi ad aver accusato della confusione prima e del presidio poi. "La gente preferisce non venire - spiega Antonella del negozio di abbigliamento 'Noi chic' di piazza Crivelli -. Temevano la chiusura della strada ma soprattutto eventuali proteste". "Diverse donne mi hanno telefonato per chiedermi di mettergli da parte frutta e verdura - racconta il fruttivendolo a cento metri dall'ingresso del palazzo - temevano scontri in strada e abbiamo lavorato grazie agli ordini".