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Mafia: Caterina Chinnici, 'mio padre fu lasciato solo a lottare contro i boss'

AdnKronos
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Palermo, 29 lug. (AdnKronos) - "Per noi familiari ogni anniversario ha un significato particolare, quello che forse oggi segna di più questo anniversario, viene da quella audizione di Paolo Borsellino che è stata pubblicata dalla Commissione nazionale Antimafia nella quale, molti anni dopo, rispetto al momento in cui fu ucciso mio padre, Paolo Borsellino sottolinea la solitudine nella quale quei magistrati hanno lavorato". E' la denuncia di Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici ucciso dalla mafia 36 anni fa, al termine della commemorazione che si è tenuta in via Pipitone Federico, luogo della strage in cui persero la vita anche i carabinieri di scorta, maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. "Il fatto che le istituzioni fossero lontane, non comprendevano forse ancora la difficoltà di quel lavoro, la gravità di quei fatti di mafia - ha proseguito - e se Paolo Borsellino, alla fine degli anni '80 parla di quella solitudine, forse oggi riusciamo a comprendere meglio la solitudine di mio padre che lavorava ai fatti di mafia quando veramente ancora di mafia ancora non si parlava neanche negli ambienti giudiziari. Quando non si era avviata la sollecitazione delle coscienze di cui mio padre parlava nelle scuole. E oggi, forse, assume un significato ancora più forte, purtroppo, quel sacrificio perché oggi comprendiamo ancora di più veramente la dimensione di quell'impegno e di quel sacrificio".

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