Video hard finito sul web: "Io, vittima, ho pensato al suicidio"
Il caso
Gubbio (Perugia), 8 ago. (AdnKronos) - I corpi uniti in un incontro, reso ancora più intrigante dalla presenza di una telecamera, un gioco privato che finisce chissà come sulle chat di Whatsapp e sconvolge la vita dei due protagonisti, Paolo e Francesca come nomi di fantasia, esposti alla curiosità morbosa della gente del paese. Non si parla d'altro a Gubbio in questi giorni, ma stavolta le vittime non ci stanno a subire passivamente la gogna mediatica e passano al contrattacco: il loro legale, avvocato Tiziana Zeppa Bartoletti, presenterà domani una denuncia formale, per il momento contro ignoti. E non è un caso che l'esposto venga presentato nel giorno di entrata in vigore della legge 69/2019 'Codice Rosso' contro il revenge porn (VIDEO). "Il web non puo essere un far west ci sono regole che vanno rispettate, anche perché il virtuale si incontra con il reale e dietro certe situazioni ci sono persone che non possono essere calpestate solo per il gusto di far girare un video o ridere alle spalle di qualcuno", dice all'Adnkronos l'avvocato Zeppa Bartoletti. Paolo, anche a nome della compagna, racconta il calvario che ha dovuto subire in queste settimane: "Ti senti ferito, perseguitato, osservato, senza aver fatto nulla di male o commesso un reato. Capisci perché quella ragazza si è uccisa, ci sono momenti in cui ti passa per la mente una cosa del genere. Ne approfittiamo per manifestare la nostra vicinanza e solidarietà alla famiglia di Tiziana Cantone", la ragazza che si suicidò dopo la diffusione sul web di alcuni suoi video amatoriali. Insieme alla compagna, il messaggio che Paolo lancia in questo frangente "è che denunciare è importante. Se ti fai schiacciare è un attimo finire a commettere gesti estremi". "In questa vicenda, chi ha diffuso il video al di fuori dei siti deputati alla loro pubblicazione, lo ha fatto con lo scopo deliberato di far individuare i protagonisti del video a tutti i destinatari, in pratica l'intera città di Gubbio e non solo. In ogni caso -rilevano i promotori della denuncia- le indagini della magistratura avranno ampia facoltà di individuare i responsabili di questo gesto incivile e di perseguirli nelle sedi opportune. Chi li ha riconosciuti nel web e ha scaricato il filmato per poi condividerlo attraverso la piattaforma di instant messaging, come coloro che hanno addirittura rinominato il file con il cognome di uno dei protagonisti, hanno commesso, ai sensi della suddetta legge denominata 'Revenge Porn', un reato molto grave". La divulgazione delle immagini, aggiungono i promotori dell'esposto alla magistratura, "ha lo scopo deliberato di diffamare, con insinuazioni abiette, due persone che non hanno commesso alcun reato. Pubblicare infatti sul web, video e immagini tra adulti a esplicito contenuto sessuale non è infatti un reato e rimane nell'ambito delle inclinazioni personali quali il voyeurismo o l'esibizionismo, di sicuro non condivisibili da tutti ma non certo aperti al grande pubblico e volutamente fruibili solo dagli appassionati, che rimangono e vogliono rimanere sempre anonimi in questo gioco: il materiale in oggetto rimane relegato in siti web specifici dove i frequentatori hanno sicuramente le stesse inclinazioni di chi li pubblica, facendo sì che rimanga confinato nel mondo virtuale delle trasgressioni per adulti". In questa circostanza "il comportamento di alcuni organi di informazione ha travalicato il diritto-dovere di cronaca, poiché la notizia è in sé inesistente, non prefigurandosi alcuna fattispecie di reato a carico dei due protagonisti. Se reato c'è stato, è invece quello commesso ai loro danni. La diffusione a mezzo stampa di questa non-notizia ha invece favorito un gratuito linciaggio mediatico nei confronti di due persone che non hanno commesso nulla di male e che non avrebbero mai voluto suscitare tanto clamore intorno a loro".