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Mafia: arresti Ragusa, indagine partita da sequestro scarpe con materiale nocivo (3)

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AdnKronos
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(Adnkronos) - L'intervento di Carbonaro nel 2015 ha inoltre "permesso di raggiungere un accordo criminale con la famiglia gelese dei Trubia (anche loro colpiti da provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria nissena nel 2016 per i medesimi fatti) per la spartizione dei terreni, difatti i Minardi ottenevano l'esclusiva per la provincia di Ragusa", dicono gli inquirenti. Tra gli episodi accertati, nel 2015 Salvatore D'Agosta e Gaetano Tonghi "appiccavano il fuoco ad un autocarro di proprietà di una ditta di raccolta plastica al fine di intimidirli e non farli operare sul territorio vittoriese. Nel 2017 Antonino Minardi e Giuseppe Ingala danneggiavano l'autovettura di uno dei responsabili di un'azienda agricola, reo, a loro dire, di aver fatto prelevare la plastica dismessa ad un'altra impresa di raccolta plastica. In quella occasione, venivano arrestati dalla Squadra Mobile di Ragusa due soggetti per detenzione di armi rubate, immediatamente dopo aver commesso il grave atto intimidatorio". Oggi è stato possibile ricostruire la dinamica del grave atto intimidatorio per ottenere l'egemonia nel settore della redditizia raccolta della plastica. Tra le aggravanti contestate vi è anche la disponibilità di armi da parte degli indagati, difatti le attività di intercettazione hanno permesso di appurare che alcuni sodali, tra cui Carbonaro, D'Agosta, Minardi Antonino e Donzelli, disponevano di armi di diverso tipo. Da ultimo Minardi Antonino è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Ragusa per la detenzione di una pistola rubata nel mese di settembre 2019, segno di un'attuale forza del gruppo criminale. Tra i reati contestati (solo a Donzelli Giovanni, Donzelli Raffaele, Marcellino Andrea, Farruggia Francesco e Longo Giovanni), vi è inoltre la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti. Gli indagati smaltivano abusivamente i fanghi speciali provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi. I rifiuti venivano interrati e ricoperti con cemento e asfalto o ancora occultati mediante sversamento abusivo nei terreni adiacenti la SIDI dei Donzelli o in altri terreni di Vittoria, creando un grave danno all'ambiente. La Polizia di Stato ha effettuato durante il periodo investigativo anche riscontri mediante videoriprese delle fasi di smaltimento illegale. I reati ambientali commessi dagli indagati hanno permesso di ottenere maggiori profitti, in quanto lo smaltimento abusivo, privo di tracciabilità (per assenza del FIR), non viene conferito presso una discarica autorizzata, con illecito abbattimento dei costi; è stata elusa anche l'IVA da parte dei commercianti materie plastiche, proprio in virtù di tale smaltimento clandestino. La Procura della Repubblica ha anche richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di 5 aziende riconducibili agli indagati. Il volume di affari complessivo delle aziende sequestrate ammonta a circa 5 milioni di euro, tra queste quelle appartenenti alla famiglia Donzelli ed all'indagato Longo. È stato nominato un amministratore giudiziario, in modo da consentire la prosecuzione dell'attività imprenditoriale, con salvaguardia dei lavoratori.

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