Mafia: pentito, 'dietro strage Capaci i servizi segreti libici, indagato ex poliziotto'/Adnkronos
Palermo, 24 ott. (Adnkronos) - (di Elvira Terranova) - Ci sarebbe l'ombra dei servizi segreti libici dietro la strage di Capaci. Gli occhi sono puntati su una 007 donna libica che avrebbe avuto un ruolo importante nella strage in cui furono uccisi, il 23 maggio 1992, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta. La rivelazione arriva, a sorpresa, dal pentito di mafia Pietro Riggio, 54 anni, una ex guardia penitenziaria, che ha parlato con i magistrati della Procura di Caltanissetta che indagano sulla strage di Capaci. Ma non è l'unica novità. Spunta anche un altro indagato per la strage. Il pentito Riggio, il 7 giugno 2018, decise di raccontare ai pm alcuni retroscena appresi sulla strage Falcone. Verbali che ora sono finiti agli atti del processo Capaci-bis che vede alla sbarra cinque mafiosi. Parlando di un ex poliziotto, di cui cita anche nome e cognome, Riggio spiega: "Mi disse che si erano avvalsi per la strage di Capaci dei servizi segreti libici". E parla di una "donna appartenente ai servizi segreti libici". Sarebbe stato proprio l'ex poliziotto, a dire al collaboratore di giustizia che "per le operazioni particolari si avvaleva spesso di una donna che faceva parte dei servizi libici, anche lei coinvolta nella strage di Capaci". Lo stesso collaboratore di giustizia di Resuttano, nel nisseno, Pietro Riggio, ha detto anche ai magistrati che un ex poliziotto avrebbe messo l'esplosivo sotto l'autostrada per preparare l'attentato di Capaci, il 23 maggio '92. L'agente, nel frattempo, come apprende l'Adnkronos, è stato iscritto nel registro degli indagati per strage e associazione mafiosa. L'uomo, secondo l'accusa, avrebbe ricoperto il ruolo di "compartecipe e esecutore materiale della strage di Capaci". Anche se il diretto interessato respinge con forza tutte le accuse: "Mi protesto innocente in quanto all'epoca dei fatti nemmeno sapevo che esisteva la località di Capaci. Io mi trovavo al settimo corso per sovraintendente che è iniziato nel gennaio 1992 fino a luglio 1992. Appresi della strage mentre mi trovavo a quel corso", ha detto lo scorso 6 marzo ai pm nisseni. Ha parlato in quella occasione anche dei suoi rapporti con il collaboratore di giustizia Riggio. "L'ho conosciuto nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere nel 1998 - dice - Dopo la scarcerazione lo stesso si era offerto di darmi un lavoro poi però nel 2002 in poi non l'ho più visto. Sono stato anche fermato con lui in auto a Caltanissetta e dopo di ciò non l'ho mai più visto". E ribadisce: "Non ho mai fatto alcuna confidenza a Riggio in merito a vicende legate alla strage di Capaci - dice - né in relazione a un mio coinvolgimento nella stessa". "Non so proprio perché Riggio mi abbia tirato in ballo in queste vicende", spiega l'ex poliziotto. Parlando con i magistrati, il collaboratore Pietro Riggio ha invece riferito di avere appreso dall'ex agente altri particolari sulla strage mafiosa del 23 maggio 1992. Gli avrebbe detto, ad esempio, che "Brusca ancora è convinto di avere schiacciato lui il telecomando" della strage di Capaci. Racconta anche che l'ex poliziotto, che secondo lui avrebbe avuto un ruolo nella strage "frequentasse la Sicilia dagli anni '90" ma "non mi ha mai detto espressamente che era presente alla strage di Capaci".