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Mafia: Caselli, 'brutta pagina la mancata perquisizione covo Riina, mi fidai di Ultimo'

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AdnKronos
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Palermo, 4 nov. (Adnkronos) - "La mancata perquisizione" ma "prima ancora la mancata sorveglianza" del covo del boss mafioso Totò Riina, subito dopo il suo arresto avvenuto il 15 gennaio 1993 "è una brutta pagina". A dirlo, proseguendo la sua deposizione al processo d'appello sulla trattativa tra Stato e mafia è l'ex Procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli. Il magistrato si era insediato a capo della Procura proprio il giorno in cui venne arrestato il boss corleonese. "Noi volevamo perquisire subito il covo - dice Caselli - ma il capitano del Ros De Caprio (Ultimo ndr) disse di aspettare e io mi sono fidato. De Caprio era in quel momento un eroe nazionale, che aveva messo le manette al mitico, nel senso negativo del termine, Totò Riina. Ma questa sospensione, questo ritardo subordinato alla sorveglianza del sito che venne interrotta subito senza dirci nulla è una brutta pagina". "Quando arrivarono le lettere di spiegazione- aggiunge Caselli - (i carabinieri del Ros ndr) dissero che avevano "sospeso senza avvertirci perché rientrava nell'autonomia decisionale e operativa della Polizia giudiziaria". "Io mi sono fidato - dice ancora Caselli - è stato un momento pessimo, molto brutto. Nella mia mentre c'erano molti interrogativi. Io ero appena arrivato e dovevo ricostruire la Procura dopo le macerie del passato".

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