Mafia: Boccassini 'capii che Scarantino diceva sciocchezze e mi mandarono via'/Adnkronos (4)
(Adnkronos) - "Quando io sono arrivata alla Procura di Caltanissetta, anche parlando con i colleghi che già c'erano e con il capo dell'ufficio e lo stesso dottor Arnaldo La Barbera, i dubbi su Scarantino già c'erano - ribadisce - I dubbi su una persona che non era di spessore, anzi che non era per niente di spessore. "Forse all'inizio avevo meno perplessità - dice Boccassini- perché non ero ancora entrata nelle carte, nella mentalità. Io ero lì in attesa, ma anche degli altri nessuno gridava 'ma che bella questa cosa'. Tutti erano con i piedi di piombo su questa cosa. Era l'inizio ancora e bisognava andare avanti per vedere se l'indagine portava a qualcosa di più sostanzioso". Ma già poco dopo tempo, Boccassini capì che Scarantino "non era credibile". E lo ribadisce più e più volte. Dall'inizio fino alla fine della lunga deposizione. Come una litania. Per Boccassini "si doveva capire subito" che Vincenzo Scarantino, il falso pentito della strage di via D'Amelio "era inattendibile". Il magistrato, che fu applicata a Caltanissetta dal 1992 al 1994, ricorda che nell'agosto 1994, poco prima che lasciasse Caltanissetta, aveva chiesto al Procuratore Giovanni Tinebra di potere partecipare agli interrogatori di Scarantino e rinviare le ferie, ma il Procuratore la mandò in vacanza. "Dopo il mio ritorno venni tenuta fiori dai giochi - dice - Non ero più la protagonista della dinamica investigativa". "Io ero disponibile persino a un trasferimento d'ufficio da Milano alla Procura di Caltanissetta, ero disposta a restare anche per la tutela delle indagini. Ma l'allora Procuratore Tinebra disse 'assolutamente no', cioè non mi volevano...".