Brera, così la Pinacoteca 'aggira' la legge e riesce a farsi finanziare dai privati
Milano, 25 ott. (AdnKronos) - Se la burocrazia è troppo macchinosa, gli enti statali devono trovare degli escamotage per aggirarla. E' quello che ha dovuto fare Sandrina Bandera, soprintendente e direttrice della Pinacoteca di Brera, che spiega all'Adnkronos quanto è difficile per un ente pubblico ricevere finanziamenti dai privati. La Pinacoteca, essendo un ente statale, non può ricevere donazioni superiori ai 40mila euro. "Una cifra superiore - evidenzia - andrebbe indirizzata al ministero con la speranza che quest'ultimo la devolva all'istituzione richiesta". L'unico modo per avere del denaro direttamente è fare una gara d'appalto con una finalità precisa. Questa modalità prevede, però, tempi lunghi e non adatti al dinamismo che caratterizza il mondo dell'arte e delle mostre. Perciò Bandera ha messo a punto un modello che consente di ottenere finanziamenti in totale legalità: "Le esposizioni che si fanno a Brera - spiega la soprintendente - sono organizzate con un concessionario che vince una gara d'appalto ogni 8 anni. Attualmente il nostro concessionario è Skira editore che, essendo un privato, può maneggiare del denaro. La soluzione migliore per poter accettare finanziamenti è che Skira apra un conto corrente dedicato a una mostra specifica dove far confluire i soldi che, in questo modo, possono essere gestiti in totale trasparenza dal concessionario, dalla soprintendenza e dal donatore". (AdnKronos) - Questo metodo, che ha ricevuto il via libera dell'avvocatura dello Stato, è stato già utilizzato per finanziare due mostre: quella su Bellini che ha ricevuto 150mila euro dalla fondazione Cariplo e quella su Bramante che ha avuto 300mila euro da Armani. Ma quella dei finanziamenti non è l'unica difficoltà di cui si lamenta Bandera: "Il palazzo Brera ospita diversi istituti, tra cui la pinacoteca, la biblioteca e l'accademia. I contatori, però, sono in comune e questo fa si, per esempio, che la bolletta dell'acqua sia totalmente a carico della pinacoteca che dovrebbe poi chiedere agli altri istituti la loro quota". "Il problema, però, è che, non potendo gestire un conto corrente, la pinacoteca dovrebbe chiedere all'accademia e alla biblioteca di versare i soldi al ministero, il che - conclude - metterebbe in moto un iter infinito che non farebbe più tornare i soldi indietro".