Archeologia: 'Venezia e la via della seta', storia di una scoperta a Palazzo Ferro Fini (2)
(Adnkronos) - La campagna di scavi ha consentito di riportare alla luce la struttura in mattoni crudi dell'antico insediamento cristiano sorto in epoca partica e di rinvenire ulteriori elementi che avvalorano l'antico legame tra Venezia e Turkmenistan: frammenti di ceramica di epoca sasanide (l'ultima dinastìa persiana) decorate con il simbolo partico del leoncino con la zampa destra alzata che rimanda alla postura e all'iconografia del leone marciano simbolo della Serenissima, frammenti di vetro che gli studiosi del British Museum di Londra ipotizzano provenire dalle vetrerie di Murano, mattoni e particolari strutturali che mettono in relazione diretta la struttura nestoriana con la chiesa metropolita di Merv, regione cristianizzata secondo la leggenda dall'apostolo Tommaso. Ora sul sito di Haroba Kosht, nel cuore del parco archeologico di Merv, sventola la bandiera di san Marco, a suggello dell'unico rapporto di collaborazione istituzionale in corso tra Italia e Turkmenistan. A vegliare sulle rovine di Haroba Kosht ora è l'Unesco che ha dichiarato l'intera regione di Merv, 'patrimonio dell'umanità. Gabriele Rossi Osmida, bloccato da un ictus subito dopo il rientro dal Turkmenistan, continua a coltivare una suggestiva ipotesi: che nella cripta dell'antico monastero la comunità nestoriana abbia dato sepoltura all'ultimo re della dinastia sasanide, scomparso alla fine dell'ottavo secolo.E che magari quel luogo di culto, diventato luogo di scambi e oasi di ristoro per mercanti di diverse etnìe e religioni, possa conservare i resti anche di qualche venesiano precursore di Marco Polo.