La crisi è risolta! Mosca, Guareschi, Mondaini ecc. si sono messi finalmente d’accordo cosicché, sabato 15 dicembre, uscirà Il Candido». Così recitava ottant’anni fa la pubblicità, ad annunciare quello che si sarebbe rivelato il settimanale satirico-umoristico più celebre del ‘900: il Candido appunto. Ma procediamo con ordine. Scriveva Guareschi, di ritorno da due annidi lager, raccontando degli esordi per il settimanale: «Mi rimisi subito al lavoro: riconquistato il mio appartamento di Milano occupato da quelli che avevano vinto la guerra, fondai assieme a Mosca e Mondaini il Candido. Incominciai a rompere seriamente le scatole alla gente...» . Questa la versione ufficiale che Giovannino dà del suo ritorno al lavoro nel 1945, ma la realtà è diversa, perché il primo giornale che diede lavoro all’ex IMI (internato militare italiano) 6865, liberato dai tedeschi ad opera degli inglesi e poi dagli inglesi ad opera degli americani, fu un giornale socialcomunista: l’esatto contrario di ciò che sarebbe stato il Candido.
IL PRIMO NUMERO
«L Ce lo racconta Gaetano Afeltra, cui venne affidata, dopo il 25 aprile 1945, la direzione di Milano Sera, nuovo quotidiano del pomeriggio, che non riusciva a sfondare, anzi, appariva talmente triste che i milanesi lo avevano soprannominato «Musocco Sera» (per chi non conoscesse Milano, il Musocco è un cimitero del capoluogo lombardo). Pajetta corse ai ripari e incaricò Afeltra di prendere tutti i collaboratori che volesse, così arrivarono in Via Solferino molti grandi giornalisti: Giovanni Mosca, Orio Vergani, Emilio De Martino, Paolo Murialdi, e tanti altri. Al momento dell’uscita del rinvigorito Milano Sera, Mosca informò Afeltra che Guareschi, tornato dai lager, era disoccupato e senza una lira: aveva bisogno di lavorare. Afeltra forzò la mano dell’amministratore e così Giovannino sbarcò a Milano Sera: Afeltra, che lo stimava moltissimo, gli evitò ogni problema politico, affidandogli il settore cronaca e costume. Poche settimane e giunge una lettera del commendator Rizzoli.
Risultato: il 15 dicembre dello stesso 1945, ecco in edicola i quattro fogli del nuovo settimanale satirico-umoristico con tanto carattere da farsi conoscere ed apprezzare in tutta Italia e destinato a segnare un’epoca. Candido, da subito, mostra a viso aperto quale sarà la lotta per la Libertà (con la L maiuscola) che Guareschi e soci stanno intraprendendo: la prima battaglia che affronta il nuovo settimanale «monofoglio quadripagino» è quella del referendum del 1946, monarchia o repubblica: questo il quesito cui gli italiani sono chiamati a rispondere e Candido si schiera dalla parte del re. «Addio Giovannino» è il titolo dell’articolo di fondo e la vignetta firmata da Guareschi mostra la famiglia reale che saluta i voti di mezza Italia. Un rimpianto che non abbandonerà mai Giovannino, al punto che lo racconterà, parlando della vecchia maestra sul letto di morte: immaginerà lei che chiama al capezzale don Camillo e Peppone e, rimproverando il sindaco comunista, dirà: «Ti perdono anche se hai mandato via il re». E quando Peppone si schermirà dicendo che sono stati gli italiani a mandare via il re, lei risponderà senza esitare: «Non si mandano via i re!» Un anno dopo il primo numero, alla fine di dicembre del 1946, arriva il successo eccezionale del primo racconto che vede protagonisti don Camillo e Peppone: «Peccato confessato». È un successo in continua crescita, quello di Candido, al punto che, già dai primi anni, assieme al grande Indro Montanelli, approdano sulle sue pagine anche grandi firme decisamente di sinistra: Pietrino Bianchi (alias Volpone) critico cinematografico di chiare simpatie sinistrorse; Jader Jacobelli (alias La Primula Gialla) di simpatie sinistrorse; Oreste del Buono (alias Melitretto) giornalista e disegnatore, dichiaratamente comunista; Massimo Rendina (alias Prospero) giornalista di sinistra e già presidente Anpo; Enrico Mattei (alias L’Osservatore Quirino o Quirinetto o Mazzarin) parlamentarista di sinistra e Giorgio Cavallo (alias se stesso) disegnatore dichiaratamente di sinistra. Collaboratori che si firmavano con pseudonimi ma che, evidentemente, non trovavano così indecente scrivere o disegnare per un giornale di destra o, meglio, dichiaratamente non di sinistra.
Prima alla Scala, vip fra sobrietà e audacia. Mahmood alla messicana
E quando c’è troppa politica, e quando ce n’è poca. E quando è troppo sobria, e quando ...IL PROCESSO DE GASPERI
Candido, che arrivò a tirare anche 600.000 copie, attraeva, chiaramente, molti allora giovani giornalisti o disegnatori, anche se la linea editoriale era decisamente anticomunista ma, ancor più decisamente, anticonformista. Seguono le elezioni del 1948, quando Guareschi e il Candido contribuiscono fattivamente alla vittoria della Dc contro il “Fronte democratico popolare” (che Giovannino abbreviava il FroDePop), quindi le note disavventure giudiziarie con il processo De Gasperi, quando, nel 1954, Guareschi venne condannato a un annodi galera per diffamazione a mezzo stampa. Poi altri annidi successi, con il Candido che diventa una vera e propria rivista, fino alla chiusura nell’ottobre del 1961, causa l’inchiesta di Giorgio Torelli sulla “variante aretina” dell’Autostrada del Sole, voluta da Fanfani, allora presidente del Consiglio, il quale rifiutò udienza al commendator Rizzoli che, surrettiziamente, chiuse il giornale di Guareschi. Manca, oggi, un giornale umoristico-satirico come il Candido? Certo, potendo contare su una redazione come quella capeggiata da Guareschi il risultato sarebbe certamente all’altezza anche dei tempi nuovi. Qualcuno, però, potrebbe dire che imprese e discorsi di certi politici, sindacalisti, attivisti, opinionisti sono già talmente esilaranti da soli, che non servirebbe nemmeno metterli alla berlina...




