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Dalle imprese europee sì a transizione all'economia circolare

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AdnKronos
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Roma, 7 ott. (Labitalia) - Oltre 160mila euro di benefici economici annui per le aziende europee del settore dei metalli; più di 400mila per quelle manifatturiere che producono alimenti e bevande; almeno 27mila (o il 10% del fatturato) per le imprese dell'ospitalità; almeno il 4% in più di ricavi per il settore automobilistico. E importanti risparmi di costi per le aziende agricole e delle costruzioni. Il tutto accompagnato da un sensibile miglioramento delle performance e da una accelerazione sul fronte dell'innovazione delle produzioni. Questi alcuni dei benefici attesi dagli investimenti in misure di efficientamento rispondenti alle logiche dell'economia circolare, discussi oggi a Roma in occasione dell'Eurochambres economic forum (Eef), l'evento annuale promosso dall'Associazione che rappresenta 1.700 Camere di commercio presenti in 43 Paesi europei, alla quale fanno riferimento più di 20 milioni di imprese. Una due giorni, realizzata in collaborazione con Unioncamere, che ha portato a Roma oltre 300 imprenditori e rappresentanti dei sistemi camerali del continente europeo, chiamati a confrontarsi sulla transizione verso una crescita sostenibile e sul ruolo che i diversi sistemi camerali possono avere in questo ambito. Per l'Europa delle imprese, aumentare il riutilizzo, il riciclo, la riparazione e la trasformazione dei prodotti potrebbe ridurre la dipendenza delle risorse della Ue, stimolare l'innovazione, contribuire a creare nuovi modelli commerciali, rilanciare posti di lavoro, crescita e competitività. Sono molte però le azioni che sarebbero utili per garantire una transizione di successo verso un modello di economia circolare a livello europeo. Tra queste: abbattere le barriere alla circolazione delle materie prime secondarie; ridurre gli ostacoli normativi in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti; fare in modo che le misure di efficienza delle risorse non limitino la capacità innovativa delle imprese né aumentino eccessivamente i costi di produzione; promuovere e sostenere sistemi efficaci di raccolta, separazione e trattamento dei rifiuti al di fuori della Ue in maniera da stimolare la domanda di soluzioni circolari innovative made in Europe. E ancora: fornire alla forza lavoro le competenze necessarie; utilizzare al meglio le banche dati e le reti esistenti; alimentare, attraverso la digitalizzazione, lo scambio di idee e di soluzioni circolari.

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