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Il petrolio e le altre bestie nere di Obama

Barack in pugno ai verdi: boccia un progetto per l'estrazione del greggio da 20 mila posti di lavoro. Poi scivola sull'uranio

Andrea Tempestini
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Puo' raccontare quello che vuole nei suoi spot, Obama. Ieri, nel suo primo annuncio sulle TV di sei stati e sulle Tv via cavo, ha per esempio affermato che nei suoi tre anni di governo ha ridotto la dipendenza energetica dall'estero. Politicamente, si sa, questo e' un bell'obiettivo da presentare agli elettori, perche' per dipendenza dall'estero si intende sempre il mondo arabo, e quindi si accosta l'obbligo di comprare greggio in Medio Oriente con il finanziamento simultaneo di governi ultraislamici che proteggono i terroristi. Ma tra il dire e il fare Obama pensa di poter prendere in giro gli americani, che invece subiscono quello che fa, sentono quello che dice, e vedono la differenza. Cosi', ieri, tutti hanno saputo che Obama ha respinto la richiesta della Transcanada di realizzare la pipeline Keystone XL, un progetto gia' pronto da 7 miliardi di investimento con la creazione vera di almeno 20mila posti di lavoro. Il Canada non e' in Arabia, e non fomenta il terrorismo. Con l'opera, il greggio estratto dal terreno sabbioso canadese raggiungerebbe le raffinerie degli Stati Usa del sud, sul golfo del Messico. Obama ha detto di no incolpando il Congresso che, con voto bipartisan, gli aveva dato 60 giorni di tempo per decidere. La scusa e' che non sarebbero stati condotti studi definitivi sull'impatto ambientale, ma il dipartimento di stato di Hillary Clinton, nel 2010, aveva gia' stabilito, dopo analisi esaustive, che “non c'erano impatti significativi”.  Quindi la sua e' una scusa bugiarda, motivata politicamente dalla fedelta' che non puo' non avere verso il Sierra Club e tutto il mondo dei verdi e della sinistra ambientalista, che gli sostengono la campagna e gli sono ideologicamente vicini. Il petrolio e' energia cattiva, e fa niente se su questo progetto anche i sindacati erano d'accordo, proprio per l'indotto di occupazione e di businnes che comportava. Ma il petrolio non e' la sola bestia nera del presidente verde, che ama le societa' coma Solyndre (azienda di pannelli solari che ha bruciato 528 milioni di denaro dei contribuenti e licenziato 1000 dipendenti, ma ha come suo capo un fan e portasoldi di Obama). Infatti, la scorsa settimana il ministero dell'Interno ha annunciato che vietera' per 20 anni di estrarre uranio in un'area da un milione di acri che e' di proprieta' federale. Si sa che sotto quel terreno ci sono centinaia di milioni di chili di uranio della piu' alta gradazione mai trovato negli Stati Uniti. Il dipartimento Geologico Usa stima che, se fossero consentiti gli scavi per estrarre il materiale secondo la potenzialita' del terreno sottostante, l' energia che potrebbe essere prodotta darebbe elettricita' a una citta' come Los Angeles per 154 anni, riporta il WSJ. Siccome parliamo di una zona che comprende anche il Gran Canyon, Obama potra'dire ai verdi di aver salvato le bellezze naturali, ma nulla ovviamente impedisce di fare le cose per bene, cioe' costruire e sfruttare le miniere nel rispetto ragionevole dell'ambiente. Del resto, lo stesso Ufficio governativo della Gestione del Territorio ha affermato che le miniere di uranio e le attivita' collegate “non avrebbero impatto diretto” sulla natura e sulla vita animale e vegetale delle aree protette. Il danno economico della decisione del ministro dell'Interno Ken Salazar di vietare le miniere di uranio e' calcolaato in 160 milioni da moltiplicare per 20 anni. Ma Obama guarda solo ai voti e ai soldi verdi che gli servono nei prossimi nove mesi, quelli che mancano a inizio novembre 2012. di Glauco Maggi

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