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Ultima bufala a sinistra: il declino delle vocazioni

La crisi degli Usa c'è, ma molti la sopravvalutano. Mentre su quella dei preti mentono: rispetto al '99 ce ne sono 5mila in più

Giulio Bucchi
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Come il “declino americano” anche la “crisi delle vocazioni”, preludio del “declino vaticano”, è un trend spesso citato dai commentatori di sinistra, perché lo auspicano più che perché sia un processo effettivamente in essere. Sulla confutazione del declino americano si è cimentato di recente, sul Wall Street Journal, lo storico Walter Russel Mead (“Il mito del declino americano”) e sulla stessa linea c'è da tempo anche un altro politologo di fama, Robert Kagan. Ma questa discussione è così impalpabile che le opinioni si oppongono alle opinioni, e quindi sono tutte valide. Chi vuole credere che gli Usa siano “in declino” oggi, dopo essere stati “in declino” rispetto alla Russia nella Guerra Fredda, o “in declino” quando il Giappone sembrava che si comprasse tutti gli Stati Uniti solo perché acquistò il Rockefeller Center, è libero di farlo. Per la verità il superpotere della Cina ha crepe vere, ma tant'è: un castigamatti che mette in ginocchio Washington non può mai mancare, e così sia. Ma sulla crisi delle vocazioni a parlare sono i numeri. E dopo tanto sperare che gli scandali sessuali che hanno seriamente colpito i vertici di tante diocesi nel mondo facessero crollare la Chiesa, soprattutto in America, gli speranzosi nel declino vaticano devono prendere atto che i preti aumentano, non diminuiscono. Come scrivono sul WSJ del 13 aprile i coautori del libro “Beyond the Catholic Culture Wars” (Dietro le Guerre Culturali Cattoliche)  Anne Hendershott e Christopher White, “un nuovo seminario è in costruzione a Charlotte, Nord Carolina e l'arcidiocesi di Washington ha ampliato la sua sede per rispondere all'impennata di candidati preti”. Di recente, il cardinale di Boston Sean patrick O' Malley ha detto al National Catholic Register che quando arrivò a guidare la diocesi nel 2003 gli era stato consigliato di chiudere il seminario. Adesso ci sono 70 studenti che vogliono fare il prete e la curia ha dovuto respingere numerose domande di ammissione per mancanza di spazio. Secondo le statistiche ufficiali del Vaticano, nel mondo le cose vanno nella stessa direzione degli Usa: rispetto al 1999 ci sono oggi 5mila preti cattolici in più (nella foto, l'arcivescovo di New York Timothy Dolan). In America i cattolici oggi sono 77,7 milioni, rispetto ai 50 milioni che erano nel 1980, e questa forte crescita ha peggiorato il rapporto tra fedeli praticanti e preti. Nel 1965, c'era un prete ogni 780 parrocchiani, nel 2011 uno ogni 2000. La tendenza è però incoraggiante, proprio grazie al recente aumento delle vocazioni: l'anno scorso ci sono state 467 nuove ordinazioni di preti, secondo un sondaggio curato dall'Apostolato alla Georgetown University, rispetto alle 442 di dieci anni fa. Oltre alle tradizionali aree più cattoliche, come le città di Newark in New Jersey e Filadelfia in Pennsylvania, le ordinazioni sono salite a 18 nella capitale Washington e a 26 a Chicago. Ma anche in zone dove i cattolici sono una minoranza, come a Lincoln nel Nebraska dove sono solo il 16% della popolazione, si è registrato un boom: 10 preti nuovi nel solo 2011. A spiegare il trend è un fattore che darà altra sofferenza ai liberal, e a tutti coloro che, anche all'interno della Chiesa, sull'onda della fase critica degli scandali dei preti pensavano che solo una svolta a sinistra del Vaticano avrebbe salvato il cattolicesimo: concessione delle ordinazioni alle donne, possibilità per i preti di sposarsi, apertura alle nozze omosessuali e altre “modernizzazioni” nei dogmi e negli insegnamenti della fede. Invece è avvenuto il contrario.   Il 5 aprile il papa, nella omelia a San Pietro, ha denunciato le richieste di una parte dei cattolici per rendere opzionale il celibato e per consentire alle donne di vestire l'abito talare come gli uomini. Il “vero rinnovamento”, ha detto il pontefice, è proprio il messaggio di rigore, di sacrificio personale, di devozione esistenziale. Benedetto XVI lo ha chiamato “gioia della fede” e “radicalismo dell'obbedienza”. E' questo spirito che, negli ultimi anni, ha convinto una nuova leva di giovani a iscriversi nell'esercito dei custodi della tradizione. “Sono attratti verso la filosofia, l'arte, la letteratura e la teologia che fa del Cattolicesimo una controcultura”, scrivono Hendershott e White. “Sono attirati dalla bellezza della liturgia e dall'impegno della Chiesa per la dignità dell'individuo”. Per il declino vaticano, insomma, bisognerà aspettare tempi …biblici. di Glauco Maggi twitter@glaucomaggi    

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