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Juncker cita Marx: "Introdurre il salario minimo"

Marx e Juncker

Andrea Tempestini
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Il giorno successivo gli sconcertanti dati sul calo del potere d'acquisto delle famiglie italiane e quelli sulla disoccupazione, nel Belpaese si celebra la caduta dello spread. Il famigerato differenziale che ha "abbattuto" Silvio Berlusconi e ci ha imposto Mario Monti continua a diminuire: anche se il Professore è premier uscente, ecco che lo spread rincula al di sotto dei 270 punti base. Una quota che non si vedeva da un anno e mezzo, dal luglio del 2011 per essere precisi: l'ulteriore livellamento al ribasso è arrivato dopo l'asta dei Bot del Tesoro, con scadenza a un anno, decisamente positiva. Per quel che concerne il rendimento, anch'esso in calo, si è attestato allo 0,864%, un dato che non si incontrava dal gennaio del 2010. Juncker e l'occupazione - Chi invece non si attempa nel celebrare lo spread è il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, focalizzato sul fronte occupazionale, che desta (eufemismo) non poche preoccupazioni. Nel corso di un'audizione al Parlamento europeo ha snocciolato le cifre: "Nell'area euro la disoccupazione supera l'11 per cento. Stiamo sottovalutando l'enorme tragedia". Per inciso, gli ultimi dati sulla disoccupazione in Italia davano conto della catastrofe dei giovani: il 37,1% della fetta di popolazione che ha tra i 15 e i 24 anni non ha un lavoro (in cerca di occupazione, secondo le rilevazioni, ci sarebbero 641mila giovani). Una Ue bolscevica - Ed è dopo una premessa tanto spaventosa quanto necessaria che Juncker, nella medesima sede istituzionale europea, si è dilungato sulle possibili strade da percorre per uscire dalla crisi occupazionale. E con grande sorpresa, il presidente ha dato una spruzzata bolscevica al suo intervento. Prima ha auspicato "un ritorno alla dimensione sociale dell'unione economica e monetaria", e poi, citando Karl Marx ha caldeggiato "misure come il salario minimo in tutti i Paesi". Secondo Juncker, se non si arrivasse a tale soluzione "perderemmo credibilità e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx" (appunto, ndr). E ancora: "I tempi che viviamo sono difficili. Non dobbiamo dare all'opinione pubblica l'impressione che il peggio sia alle nostre spalle".

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