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Taglio Irpef, ecco tutte le tasse nascoste nel decreto

Andrea Tempestini
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Magia, ecco gli 80 euro in busta paga (almeno fino alla fine dell'anno e, si ribadisce, non per tutti, soprattutto non per gli incapienti e per le partite Iva, almeno per ora). Ma la magia di Matteo Renzi ha un trucco. Un odioso trucco: le tasse. Infatti nelle pieghe del provvedimento con cui è stato disposto il taglio Irpef spuntano una serie di prelievi "nascosti", ai quali insomma la stampa adorante e le televisioni innamorate dell'uomo da Pontassieve non hanno dato importanza. Una serie di balzelli di cui Libero ha dato conto negli ultimi giorni e che vengono riassunti con efficacia da Il sole 24 Ore. Le imprese - Le tasse riguardano un po' tutti: imprese, famiglie, risparmiatori, banche. Si inizia dalle aziende che hanno già rivalutato i loro asset, e che ora si trovano a dover versare 600 milioni di euro entro giugno in un unico provvedimento. Si tratta della rivalutazione dei beni, una vera beffa contenuta in un comma della legge spuntato all'ultimo minuto: la rivalutazione è al 12% se il bene non è ammortizzabile e al 16% se ammortizzabile. La novità è che l'imposta dovuta allo Stato dovrà essere versata entro metà giugno. Viene così cancellato con un tratto di penna il pagamento in tre rate annuali di pari importo che erano state inizialmente previste nella legge di Stabilità. Le famiglie - Dunque si passa alla stangata sulle famiglie, che sta nel maxi-prelievo sulle rendite finanziarie al 26% (che arriva al 35-36% considerando tutti i balzelli "periferici" sulle rendite). Una stangata che non risparmierà neppure gli interessi sui depoisiti e sui conti correnti, che vedranno il regime impositivo schizzare anche in questo caso al 26 per cento. Il prelievo sul conto in banca scatterà dal primo luglio. Il rincaro è pesantissimo: si ritorna a sfiorare il 27% che era stato abbassato dal governo Berlusconi, quando decise di rimodulare la tassa al 20 per cento. Le banche - La terza tassa "nascosta" è quella che colpirà le banche, chiamate a versare entro metà giugno in un'unica soluzione più del doppio di quanto inizialmente stabilito dalla legge di stabilità per la rivalutazione delle quote detenute da Bankitalia. L'imposta schizza dal 12 al 26%, e dovrebbe assicurare all'Erario entro la metà di giugno 1,8 miliardi di euro. Un'operazione che per quanto possa apparire popolare - per una volta, pagano le banche (dopo il regalo ricevuto col decreto Imu-Bankitalia che disponeva la rivalutazione) - comporta alcuni rischi. Gli istituti, infatti, non hanno perso tempo e hanno fatto sapere che a causa del maxi-prelievo le possibilità che famiglie e imprese riescano ad ottenere dei prestiti si riducono ulteriormente.

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