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Ferrari, i retroscena della staffetta Montezemolo-Marchionne: Borsa, buonuscita, Ethiad e Della Valle

Andrea Tempestini
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La notizia della settimana è la burrascosa staffetta ai vertici della Ferrari, cristallizzata dalla "frizzante" conferenza stampa di poche ore fa, dove l'uscente Luca Cordero di Montezemolo e l'entrante Sergio Marchionne, pur tra sorrisi e pacche sulle spalle, non si sono risparmiati frecciatine velenose. Ma dietro l'avvicendamento, secondo il report del beninformato Dagospia, ci sarebbero parecchi retroscena. Borse - Il primo riguarda Marchionne, che in vista del prossimo sbarco in Borsa di Fca (Fiat-Chrysler automobiles), avrebbe spiegato ai vertici aziendali che Wall Street non avrebbe digerito alcun altra soluzione per il Cavallino che non fosse lui stesso alla presidenza. Troppo alto il rischio di un flop in Borsa: un argomento che avrebbe convinto Yaki e Lapo Elkann, che aspiravano ad arrivare al vertice di Maranello, a farsi da parte in favore del "Sergio pigliatutto". Aerei - C'è poi un secondo retroscena, che riguarda Montezemolo, da tempo dato in lizza (strafavorito) per la presidenza di Ethiad-Alitalia. Secondo quanto afferma Dagospia, da Abu Dhabi la notizia del suo passo indietro tutt'altro che volontario (Montez in conferenza stampa ha ammesso che avrebbe voluto restare al timone della Ferrari almeno fino al 2015) è stata accolta con sgomento dal fondo Mubadala, che controlla Etihad. Il punto è che gli emiri non immaginavano che Montez potesse essere cacciato, e la "cacciata" ne offusca - e non poco - la stella. Insomma, gli emiri erano convinti che Montezemolo si sarebbe fatto da parte volontariamente, e questa svolta, invece, complica la sua corsa al vertice del gruppo aereo (che, comunque, dovrebbe essere coronata dal successo). Della Valle e soldi - Inoltre Dago ipotizza che dietro l'accelerata di Marchionne ci sia, in qualche modo, lo "zampino" di Diego Della Valle, nemico giurato dell'ad di Fca, che non a caso nei giorni della bufera ha accusato di "anti-italianità" il manager italo-canadese. La risposta di Marchionne? Mettersi a capo di Ferrari, il brand italiano che più italiano non si può, e rispondere con i fatti alle accuse del patron di Tod's. Un blitz che, infine, sarebbe stato "accelerato" da altri fattori, in primis - sussurra sempre Dago - l'elevarsi delle richieste di Montezemolo sulla buonuscita, un fatto che a Marchionne, eufemisticamente, è piaciuto il giusto. La risposta? Le bordate piovute da Cernobbio, che con la complicità del contemporaneo disastro ferrarista a Monza hanno messo la parola fine alla parabola di Montezemolo in Ferrari.

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