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Tasi, la fregatura delle aliquote al massimo. Detrazioni, è caos

Giulio Bucchi
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Una giungla con fregatura annessa. E' la Tasi, la "nuova" tassa su illuminazione, pulizia delle strade e servizi indivisibili talmente "generica" e indecifrabile nella sua applicazione da rendere liberi i Comuni di determinare aliquote, scadenze e detrazioni a loro piacimento. Una giungla, perché ogni Municipio decide secondo propri criteri a chi concedere sconti e quando far pagare la tassa. E una fregatura, perché il confronto con l'Ici e con l'Imu è impietoso: come spiega al Corriere della Sera Giorgio Spaziani Testa, segretario generale di Confedilizia, i contribuenti sborseranno nel 2014 24,8 miliardi, 15,6 in più rispetto al gettito Ici del 2011 (9,2 miliardi). E il sospetto più che fondato è che alzando le aliquote al massimo e riducendo le detrazioni, a differenza di quanto accadeva con l'Imu, i Comuni incasseranno qualcosa in più anche rispetto alla tanto odiata vecchia tassa sulla prima casa. Scadenze e aliquote - Ancora non è facile comprendere come si muoveranno i singoli Enti locali, perché le scadenze sono differenti: 2.178 Comuni hanno fatto versare la prima rata entro il 16 giugno scorso, poco più di 5.000 entro il prossimo 16 ottobre e appena 800 hanno stabilito il pagamento in un'unica rata al 16 dicembre. In questo caso, l'aliquota non può salire oltre quella base dell'1 per mille. Diversamente, come detto, i sindaci possono invece alzare il tetto fino al 3,3 per mille, a patto che lo 0.8 per mille sia destinato alle detrazioni per le categorie meno abbienti. In attesa che il governo imponga per i prossimi anni un limite chiaro, come annunciato dal premier Matteo Renzi la scorsa settimana in tv da Bruno Vespa, per ora i Municipi tendono tutti all'aliquota dello 0,25-0,26%, praticamente il massimo. Proprietari e affittuari - C'è poi la questione della ripartizione della tassa tra proprietari e inquilini e la serie di detrazioni "variabili" di Comune in Comune. La tendenza è quella di far pagare la Tasi per il 90% al proprietario dell'immobile, ma qualche sindaco spreme un po' di più gli affittuari. Ad Aosta, Avellino, Belluno, Biella, Caltanisetta, Campobasso, Catania, Iglesias, Imperia, L'Aquila, Lanusei, Matera, Napoli, Oristano, Pesaro, Pisa, Sanluri, Sassari, Tempio Pausania, Teramo, Tortolì, Udine, Varese, Verbania, Verona e Villacidro, per esempio, il rapporto dice 70% a carico del proprietario e 30% a carico dell'inquilino, che scende al 20% a Brescia, Cosenza, Isernia, Lecco, Mantova, Messina, Perugia, Rimini, Roma, Taranto, Terni. La giungla delle detrazioni - Certo, ci sono poi le detrazioni, che però complicano i calcoli. Dimenticatevi la franchigia di 200 euro prevista dall'Imu. Qui il "salvagente" si gonfia e si sgonfia e si sgonfia a seconda della latitudine. Come ricorda il Corriere, c'è chi stabilisce fasce di detrazione a seconda della rendita catastale, della categoria catastale, dell'Isee, dei "figli a carico", di un non ben precisato "in uso a familiari".

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