Zootecnia: Fava (Lombardia) su suini, proposta unica contro crisi
Milano, 23 ott. - (AdnKronos) - "Occorre decidere una volta per tutte che l'origine del prodotto diventa fondamentale per la sua promozione. Non è irrilevante il fatto che un suino rientri nel ciclo di nato, allevato e macellato nello stesso Paese. Non potendo intervenire sul mercato, bisogna definire regole che stabiliscano questo principio". Lo ha detto l'assessore regionale lombardo all'Agricoltura Gianni Fava, intervenendo, oggi, al forum Italpig, nell'ambito della rassegna suinicola di Cremona. Al confronto sulle problematiche del comparto sono intervenuti: Davide Calderone, direttore generale di Assica; Alberto Allodi, presidente di Assalzoo; Gabriele Canali, direttore Crefis; Lorenzo Fontanesi, presidente Unapros; Elio Martinelli, presidente Assosuini; Aldo Muraro, presidente Unitalia; Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori. Un confronto, ha preannunciato l'assessore lombardo, che proseguirà nelle prossime settimane, "con le imprese di macellazione lombarde e i suinicoltori, per arrivare ad avere una proposta da portare sul tavolo ministeriale". "In assenza di risposte - ha detto Fava - cercheremo di fare da soli. Quello che non possiamo permetterci è che muoia il comparto, che le aziende chiudano. Le dinamiche di mercato possono essere invertite con investimenti - ha aggiunto l'assessore - ma con il Programma di sviluppo rurale (Psr) possiamo solo accompagnare l'intervento di un privato, oggettivamente in difficoltà in questo momento a mettere del proprio". Le risorse vanno utilizzate subito, pena il rischio, ha aggiunto Fava, "che le aziende da qui a sei mesi non ci siano più. Se mi devo preoccupare di mettere risorse per un sistema, devo poterlo fare subito". Occorre intervenire in maniera 'choc' sul comparto: "Insisto - ha aggiunto Fava - , il Ministero ci consenta di liberare immediatamente risorse per affrontare la crisi drammatica di questo settore, come ha fatto la Francia mesi fa, intervenendo a livello regionale con contributi alle imprese - 15 milioni di euro - di Bretagna e Normandia". (Adnkronos) - In terzo luogo, ha rilevato Fava, "bisogna andare spediti a definire un accordo di filiera vero e proprio, spostando il livello di discussione prevalentemente a livello lombardo - lontano dai tavoli ministeriali -, estendendolo alle altre quattro Regioni del Nord (Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia), insieme alle quali rappresentiamo il 90 per cento della produzione suinicola e stabilire così obiettivi a prescindere dalla volontà tanto dei tavoli romani che del livello comunitario. "Se la Lombardia fa il 40 per cento dei suini lombardi, bisogna iniziare a fare da noi - ha detto l'assessore -. Fermo restando che le filiere verticali funzionano quando c'è anche la grande distribuzione". "Bisogna arrivare velocemente a una evoluzione positiva - ha concluso -: una voce unica, un progetto unico è utile al sistema, e anche alla politica, che con quel sistema deve interfacciarsi per risolvere i problemi".