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Svalutazione delle pensioni, il governo cerca la soluzione: servono 5 miliardi

Nicoletta Orlandi Posti
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Nel 2015 quattrocentomila italiani andranno in pensione. Ma per loro ci sarà poco da gioire. Per la prima volta da 18 anni (da quando cioè è in vigore la riforma Dini che aveva introdotto il meccanismo di calcolo contributivo) l'assegno che percepiranno mensilmente sarà più leggero rispetto a quanto versato: tutto per colpa della svalutazione delle pensioni determinato dall'andamento negativo del Pil. Secondo il retroscena del Messaggero però il governo è ben cosciente di quello che andranno a subire i nuovi pensionati: con una lettera riservata l'Inps ha infatti chiesto al ministero del Tesoro di annullare l'effetto della svalutazione e sembra che il governo sia intenzionato ad aggiustare il tiro. Certo il tutto ha un costo: la ragioneria del Tesoro calcola, secondo Michele Di Branco, che servono 5-6 miliardi di euro per sterilizzare l'impatto della recessione sulle pensioni e permettere così ai circa 10 milioni di italiani che nei prossimi 20 anni andranno a riposo di poter godere di un trattamento coerente con i contributi versati. Per il 2015, spiega il Messaggero, gli effetti sulle casse dello Stato non sarebbero poi così rilevanti: ci vogliono poche decine di milioni per sistemare la pratica. Soldi che saranno stanziati nella manovra per evitare che, ad esempio, una pensione di mille euro subisca un taglio da 2 euro al mese. Ma per gli anni a venire il Tesoro è consapevole che il problema, se il Pil non si riprende, è destinato a riproporsi. Così nel governo si prepara a mettere mano alla riforma previdenziale. Anche per rispondere ai rilievi dell'Inps secondo cui la riforma Dini prevede solo la rivalutazione e non contempla, con la caduta del Pil, una svalutazione.

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