Martedì la pioggia di tasse: cosa succede a chi non paga in tempo Tasi e Imu
Mancano poche ore al "martedì nero" delle tasse tutte italiane: entro il 16 dicembre gli italiani sono chiamati a versare al Fisco la bellezza di 44 miliardi di euro. L'importo è quello dovuto dalle scadenze di fine anno: dal versamento Iva fino all'ultima rata Imu. Poi c'è la Tasi, quindi la Tari e da par loro i lavoratori autonomi dovranno saldare l'Irpef. Ma non è tutto: l'elenco delle gabelle si arricchisce dall'imposta sostitutiva sulla rivalutazione del Tfr e dalle ritenute sui bonifici per le detrazioni Irpef. Una vera e propria pioggia di tasse, dunque, che rischia di essere ancor più pericolosa perché, secondo Federconsumatori, un italiano su quattro rischia di non ricevere la tredicesima fino alla prossima primavera a causa della crisi economica che attanaglia molte imprese. E chi non paga? - Ma cosa succede, a chi non paga? Si parte da Imu e Tasi, attese entro il 16 dicembre. Per chi, per diverse ragioni, non potrà saldare, la prima strada è quella del ravvedimento operoso, ossia la possibilità di mettersi in regola versando l'arretrato dell'imposta maggiorato da una piccola sanzione. Prima, però, è bene informarsi sulle decisioni prese dal proprio Comune: infatti, in occasione del versamento della prima rata, a causa dei ritardi che in particolare avevano contraddistinto l'avvio della Tasi, il ministero delle Finanze aveva concesso ai Comuni la possibilità di stabilire un "periodo cuscinetto" successivo alla scadenza, entro il quale, insomma, non si dovrà pagare alcuna sanzione. Controllate: magari il vostro Comune ha allungato i tempi del pagamento dell'imposta, e siete esenti dalle sanzioni. Quale ravvedimento - Se però il vostro Comune non ha stabilito slittamenti del pagamento, il contribuente tardivo dovrà pagare una multa e gli interessi. L'entità però sarà contenuta, grazie proprio al ravvedimento operoso. Se si paga entro i primi 14 giorni oltre la scadenza (ossia entro il 30 dicembre), si potrà godere del cosiddetto "ravvedimento sprint", che prevede una maggiorazione dello 0,2% per ogni giorno di ritardo in aggiunta agli interessi legali, pari all'1% annuo. Dal primo gennaio 2015, invece, scatta il "ravvedimento breve", con una maggiorazione fissa del 3% che sarà possibile utilizzare fino al 15 gennaio, sempre con l'aggiunta degli interessi legali. Dopo questo termine scatta il "ravvedimento lungo", con una maggiorazione del 3,75% che vale per un anno, fino al 16 dicembre 2015: passato questo termine scatterà la sanzione piena, pari al 30% di quanto dovuto. In attesa del "sì" - Attenzione, però: il quadro appena descritto, a rigor di legge, è ancora teorico. Infatti le regole del nuovo ravvedimento operoso sono contenute all'interno della nuova legge di Stabilità, in via di approvazione definita in Parlamento. Nel caso in cui la legge di Stabilità venga approvata, dal primo gennaio per mettersi in regola con il pagamento di Imu e Tasi, ci si potrà avvalere di queste nuove regole, che stabiliscono una sorta di ravvedimento extra-large, una decisione che va incontro al contribuente che solo dopo un anno di inadempienza sarà costretto a saldare la sanzione piena, pari al 30 per cento. La sanzione, per inciso, scatterà soltanto dopo un vero e proprio accertamento fiscale per mancato pagamento. Le nuove regole contemplano quelle già attualmente in uso, a cui se ne aggiungono tre nuove: sanzione al 3,3% entro 90 giorni, sanzione al 4,2% entro 2 anni e sanzione al 5% oltre 2 anni.