Il Sole24 Ore: "Il tesoretto di Renzi non esiste"
Ora, che il famoso "tesoretto" da 1,6 miliardi sia solo un artifizio contabile, e che in realtà Renzi e Padoan li abbiano voluti trovare tra le pieghe dei conti pubblici in vista delle imminenti elezioni regionali esattamente come avevano fatto per gli 80 euro prima delle europee, è un dubbio che era venuto a molti. Ma se è il principale quotidiano economico del Paese a scriverlo, non è cosa da poco. Lo fa, senza usare eufemismi o mezzi termini, Il Sole 24 Ore di oggi, che nel suo editoriale (scritto da Fabrizio Forquest) lo definisce addirittura "un'arma di distrazione di massa". Si chiede in prima pagina Il Sole, se sia "opportuno che il governo spari nel dibattito pubblico la questione del "tesoretto". E se "c' è davvero un 'tesoretto' da spendere nelle pieghe del nostro bilancio pubblico. La risposta è no, no secco, su entrambe le domande. (...). La parola "tesoretto" sa di presa in giro. Ma anche se lo si chiama bonus, può un governo che tiene alla sua reputazione annunciare un bonus di 1,6 miliardi quando ha davanti le urgenze che ben si conoscono?" E giù numeri horror: "Un bilancio che per quest' anno vede affidati 5,2 miliardi di tagli alla difficile trattativa con gli enti locali e le Regioni, che conta su 3,3 miliardi di lotta all' evasione tutti da realizzare, che confida in un via libera tutt' altro che scontato della Ue su 1,7 miliardi frutto di split payment/reverse charge e, non ultimo, deve ancora trovare circa un miliardo di euro per la bocciatura della Robin tax da parte della Corte costituzionale". (...)Di fronte a tante emergenze sarebbe il caso di tenerlo da parte quel tesoretto, anche se fosse davvero disponibile. Ma quel che è peggio è che quei soldi proprio non ci sono. Quei soldi sono un deficit. Sono il differenziale, indicato nel Def, tra l' obiettivo programmatico di un rapporto deficit/Pil a 2,6% e un tendenziale di 2,5%. Da qui quello 0,1% di Pil che si potrebbe spendere. Ma è tutta roba di carta, numeri astratti e potenziali. Quella franchigia, in sostanza, si determina sulla base di un aumento del Pil che il Governo stima superiore a quello che era stato precedentemente previsto e di tassi di interesse in declino. Una previsione, dunque, non un dato di fatto".