Grecia verso il crac: così il default può travolgere i nostri titoli di Stato
Ad Atene c'è chi la prende con filosofia. Su una T-shirt in vendita nei pressi dell'Acropoli campeggia questa scritta: “to be to do, firmato Platone. To be to be, Aristotele. Do be do be do, Sinatra”. Anche così si cerca di esorcizzare l'atmosfera da ultima spiaggia che circonda l'azzardo con cui Alexis Tsipras ha cercato di forzare la mano alla Germania. Con esito fallimentare. Da New York, mercoledì sera, Wolfgang Schaeuble ha fatto sapere di essere certo che un eventuale tentativo di compromesso con il debitore Grecia in occasione dell'eurogruppo del 24 aprile prossimo non avrà successo. Quasi in contemporanea è partito il siluro di Standard & Poor's, che ha retrocesso a CCC- il rating di Atene. In questa cornice gli sherpa di Tsipras si sono recati in missione al Fondo Monetario per chiedere il rinvio della scadenza del 12 maggio, quando Atene dovrà (dovrebbe) saldare una rata da 750 milioni di euro di debito: richiesta respinta. In questa cornice, per niente casuale, si colloca lo scoop del bene informato Die Zeit: Angela Merkel sta lavorando ad un piano B che dovrebbe consentire alla Grecia di restare nell'area euro anche in caso di default morbido. Berlino è pronta a fornire nuovi mezzi (e più tempo) alla Grecia in cambio di riforme più convincenti. È una concessione non indifferente che coinvolge Mario Draghi perché, per statuto, la Bce dovrebbe interrompere immediatamente il rifornimento di liquidità ad un Paese che non rispetta le scadenze dei bond. In sostanza una sospensione che potrebbe permettere al premier di strappare alla sinistra del partito l'assenso per un piano che risponda alle richieste di Bruxelles. Magari dopo il ricorso ad un voto anticipato. È davvero l'ultima spiaggia, oltre la quale non resta che l'uscita del Paese ellenico dalla Ue. Insomma, la situazione è drammatica. Ma i mercati finanziari, stressati dall'interminabile braccio di ferro con la Grecia, hanno già dato il loro assenso di massima, a giudicare dall'andamento di valute ed obbligazioni. L'euro, che in passato ha sempre reagito in ribasso ai passaggi cruciali del dramma greco, ieri si è mosso in salita +0,4% Ancor più clamorosa la risalita del Bund: il decennale di Berlino trattava ieri sera allo 0,09% dopo aver toccato un minimo allo 0,073%, a dimostrazione che la frana greca non è destinata ad indebolire l'obbligazione di Berlino. Frena, semmai, il Btp che amplia lo spread a 125, ma più per effetto della marcia trionfale dell'obbligazione tedesca che non per simpatia con la Grecia. La situazione dei titoli di Atene, al contraro, è semplicemente tragica. Il titolo a dieci anni trattava ieri mattina a 1.230 punti di distanza dal cugino (si fa per dire) tedesco con una perdita di 70 punti nella mattinata al livello più alto dal giugno 2012, molto più in là dei prezzi segnati prima dell'affermazione della sinistra radicale: l'estate scorsa il decennale veniva piazzato al 5%. Ma molto peggio è andata ai titoli a scadenza più ravvicinata. Il bond a due anni è schizzato ad un rendimento del 26% (+230 punti base), un'anomalia assoluta in un mondo di tassi bassi. Perché questa differenza nei rendimenti? Perché nel 2025, pensano i mercati, la crisi greca in qualche maniera sarà risolta ed i titoli a dieci anni potrebbero rivelarsi un affare. Ma, dati i chiari di luna, sono sempre meno quelli che pensano che la Grecia possa sopravvivere nell'euro senza default di qui al 2017. E i mercati già se ne sono fatti una ragione. di Ugo Bertone