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Mario Bortoletto, il vendicatore dei conti correnti perduti: i trucchi per difendersi dalle banche

Giovanni Ruggiero
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«Il conto corrente è un'offerta volontaria per il mantenimento della vostra banca». Sta nell'incipit di un attualissimo Ambrose Bierce (scrittore che già nell'800 dipingeva di black humour i suoi abissi finanziari) il più formidabile attacco alle banche mai architettato da correntista iracondo. L'imprenditore edile padovano Mario Bortoletto nel suo Contro gli abusi delle banche (Chiarelettere, pp. 144, euro 13) ha aperto un mondo, quello al di là degli sportelli, che odora di marcio e grottesco. Bortoletto ebbe il sospetto che le banche lo scarnificassero diffidando delle dichiarazioni di sofferenza dei propri istituti di credito. Racconta l'uomo, passato dalla rassegnazione allo scatto d'orgoglio: «Contrariamente al tasso che le banche dichiaravano di applicarmi, nel caso mio pagavo il doppio, anche il 25% d'interessi, usura pura. Ho quindi commissionato una perizia econometrica, un controllo sistematico del mio rapporto con la banca e, dal mio conto corrente risultava che non avevo con la banca 22mila euro di debito, ma 66,5 mila euro di credito, ho fatto causa e il giudice l'ha costretta a pagare 90mila euro». Bortoletto, a causa del suo lavoro, lavorava con otto banche; «e, controllando, ho trovato criticità e illeciti in tutte e otto, quindi ho fatto otto cause». Alcuni istituti gli hanno chiesto di transare, gli altri stanno cadendo, uno a uno, dietro le cannonate delle sue querele. Dopo qualche anno e 300mila euro ottenuti per risarcimento, l'uomo del fare ha convertito la sua esperienza in un best seller, La rivolta del correntista. Oggi ha affinato l'arte della vendetta. E ha imbastito, con spirito samaritano, una Bibbia fiscale, una raccolta di storie di correntisti che si sono ribellati alle banche anche grazie ai suoi consigli, e, contestualmente, un vademecum per «difendersi» dalle insidie celate dietro mutui, prestiti e conti correnti. Il primo capitolo s'intitola Non abbiate paura, rappresenta una straordinaria chiamata alla resistenza attiva. Racconta dall'interno e con testimonianze dirette la situazione delle banche di oggi. Per esempio c'è il caso di una «ex Banca antoniana popolare veneta oggi confluita in Monte dei Paschi di Siena» a cui un fan di Bortoletto ha chiesto «il pignoramento del denaro dovuto. Nella vita non mi era mai capitato di vedere un istituto in difficoltà. Ma l'atto era dovuto, avevamo in mano una sentenza da applicare», si legge nel libro. «Alla fine della mattinata, dopo mille telefonate, discussioni e quant'altro, il direttore della banca, suppongo per la prima volta nella sua carriera, è stato costretto a staccare cinque assegni per un totale di 2,2 milioni di euro in favore della società che l'aveva trascinata davanti al giudice». Il secondo e terzo capitolo del libro, dal titolo Provate per credere, sono un vero e proprio manuale di autodifesa per ogni correntista. Con storie fortissime e documentate, come quella dell'imprenditrice di Genova che - continua Bortoletto - «come stabilito dal giudice qualche mese dopo, deve avere indietro 798.000 euro, di cui circa 665.000 frutto di usura, il resto per spese varie». Dopo gli estenuanti dinieghi del direttore della filiale, la signora si presenta con l'ufficiale giudiziario per porre i sigilli alla cassaforte dell'istituto e «immaginate la scena, il mondo che di colpo si capovolge: se si pensa a un pignoramento vengono subito in mente le banche che ti portano via la casa. Qui accade il contrario. “Ma sta scherzando, chi la autorizza a fare una cosa del genere?” le dice il dirigente della banca». Semplicemente il tribunale. Finisce col direttore invaso dal panico, e l'imprenditrice bortolettiana che rientra a casa con l'assegno in saccoccia. Il quarto capitolo, Sciacalli racconta la realtà di decine di società di consulenza nate in questi ultimi mesi per difendere i correntisti dalle truffe bancarie. In realtà chiedono cifre pazzesche, parcelle calcolate anche su quanto hanno fatto risparmiare al cliente già disperato, una giostra di beffe che richiama all'autore la memoria bancaria degli «amici degli amici», cioè di quei vip che, a scapito del cliente comune vengono agevolati dalle banche «Romain Zaleski con il gruppo Tassara legato a Giovanni Bazoli, il nume tutelare di Intesa-Sanpaolo di cui è presidente del consiglio di sorveglianza; Luigi Zunino...». Eccetera. Il mondo di mezzo dell'usura e degli abusi bancari passa dall'anatocismo agli interessi usurari, attraverso il moloch delle Centrali rischi in cui gli istituti infilano i clienti a sfregio della legge: «Tendenzialmente ai direttori di banca interessa poco o nulla delle disposizioni di legge in materia, anzi, preferiscono di gran lunga minacciare i clienti a cui chiedono di rientrare. Del tipo: “O paghi o ti segnalo”. Altre parole non servono. L'effetto l'ho provato sulla mia pelle ed è devastante: non c'è paura peggiore per chi fa impresa di non potersi più rapportare con il mondo del credito». La morale è brechtiana: per evitare il furto dei banchieri attaccateli per primi. Col sorriso, e una buona perizia econometrica... Francesco Specchia @SpecchiaFran

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