Pier Carlo Padoan frena Renzi: "Taglio delle tasse credibile solo se si riduce la spesa"
Il giorno dopo l'intervento di Matteo Renzi che ha promesso il taglio dell'Imu e dalla Tasi dal 2016, parla il ministro dell'Economia. Sempre sul palco del meeting di Rimini. "Tagliare le tasse in modo credibile, che è sinonimo di permanente, per dare fiducia a imprese e famiglie. L'unico modo per garantire una riduzione fiscale strutturale è quello di reperire risorse attraverso la riduzione della spesa pubblica. L'economia italiana per ripartire deve quindi seguire un percorso obbligatorio, che sarà tracciato con la legge di stabilità 2016". Il titolare di via XX settembre, Pier Carlo Padoan, intervenendo al meeting di Rimini, mette in chiaro che un aumento del pil dello zero virgola non è sufficiente, visto che "sono 20 anni che non abbiamo tassi di crescita degni della nostra ricchezz"», perché "non si sono affrontati gli ostacoli strutturali". Gli strumenti - Serve un intervento "macroeconomico" ma "soprattutto uno microeconomico, che riesca a cambiare i comportamenti delle imprese e delle famiglie. Se questo cambiamento non avviene la ripresa della crescita resterà debole e insoddisfacente". Per le famiglie, ricorda il ministro, il governo ha già assicurato che dal prossimo anno cancellerà le tasse sulla prima casa. Mentre per le imprese "bisogna cercare di capire come immaginare facilitazioni fiscali per il Sud". Sono interventi che vanno fatti in modo graduale, con un "orizzonte temporale di medio termine" come una legislatura, spiega Padoan. Sarebbe "bello" poter tagliare 50 miliardi di tasse subito, ma "il principio della nostra filosofia" è che la riduzione del fisco deve essere "credibile". L'unico modo è agire attraverso la spending review, "abbattendo le spese". "Se le esigenze diminuiscono c'è uno spazio credibile per la riduzione delle tasse". La ricetta - Per far ripartire l'economia, prosegue il ministro, bisogna anche lavorare per rendere "facile la vita a chi rischia le proprie risorse per creare ricchezza e fornire nuova occupazione". L'Italia, ammette Padoan, è un paese a bassa produttività. Un risultato del genere, osserva il ministro, che "porta con se, quasi meccanicamente, un giudizio etico: un paese di fannulloni, in cui la gente non lavora, in cui imbroglia. Paradossalmente è esattamente vero il contrario". Scavando nei dati però, spiega il titolare del dicastero di via XX settembre, si scopre che "la produttività, cioè il risultato che viene dallo sforzo del lavoro, è spesso basso non perché i dipendenti lavorano poco, ma perché lo fanno in un ambiente e in un contesto di impresa a volte insufficiente».«L'aumento di produttività è il risultato di più investimenti, più innovazione e più capitale umano. Bisogna utilizzare in modo diverso e nuovo le conoscenze che già si hanno, o produrre nuova conoscenza".