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Ue, Rehn: "Se crescita in crisi, proroga alla riduzione del deficit"

La Francia avverte: "Non riusciremo a portare il deficit al 3% entro il 2013". L'Unione: "Possibili rinvii se programma serio"

Giulio Bucchi
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  Il rigore non è tutto. Anzi, di troppo rigore si muore. Alla fine lo dice anche Olli Rehn, Commissario agli Affari economici e monetari dell'Unione europea. Con un po' di ritardo, certo, visto che il Vecchio Continente è alla canna del gas, ma il suo monito è chiaro così come il rimedio che propone l'Europa: nel caso di deterioramento della crescita economica ai paesi Ue sotto procedura per deficit eccessivo potrà essere concesso più tempo per riportare in ordine i conti pubblici. Una boccata d'ossigeno all'Italia, certo, anche se la linea morbida dell'Unione, con l'ok della Germania di Angela Merkel, guarda anche se non soprattutto alla Francia, un po' più in salute di noi.  Rehn: "Così rischio lunga recessione" - Il prossimo 22 febbraio la Commissione pubblicherà le sue (temute) previsioni economiche, ma nel frattempo Rehn ha reso noto il contenuto di una lettera che ha inviato ai ministri delle Finanze dei paesi dell'Unione europea: "Se la crescita si dovesse deteriorare in maniera imprevista - scrive il commissario -, il paese potrà beneficiare di una proroga nella correzione dell'eccesso di deficit pubblico, a condizione che abbia già fornito un programma di rientro dal deficit". "Queste decisioni sono già state prese l'anno scorso nei riguardi della Spagna, del Portogallo e della Grecia", ha precisato Rehn, spiegando come nella Ue il debito sia passato dal 60% prima della crisi al 90% di adesso. "E' ampiamente riconosciuto - ha sottolineato - che quando sale sopra quel livello ha effetti negativi sul dinamismo economico che si traduce in un abbassamento della crescita per molti anni". In una parola: recessione, e per di più continentale. La Francia: "Deficit al 3% impossibile" - Negli ultimi giorni era stata la Francia più di tutti i partner europei a sollevare il tema del rientro dal deficit "più morbido". Non a caso è stato lo stesso premier francese Jean-Marc Ayrault a confermare che Parigi "non riuscirà a ridurre il deficit al 3% entro il 2013, come richiesto dall'Unione europea". Un'ammissione pesante e una lezione per Monti: a volte il rigore non basta. Anzi, se è l'unica arma può trasformarsi da cura a suicidio.  Il Prof se ne frega - Ma il Professore va avanti con il suo programma e non si preoccupa delle indicazioni dell'Ue. Anzi il Prof è sicuro della sua ricetta: "Certamente la situazione pre-elettorale per sua natura determina incertezza, ma le elezioni sono un fenomeno fisiologico che si verifica in tutti i paesi democratici. I mercati percepiscono che almeno alcuni esiti possibili delle elezioni portino una prevedibile volontà e capacità di governo del bilancio pubblico e di continuazione delle riforme strutturali". "Mi sembra che siano queste le cose che interessano di più ai mercati e ora - ha, infine, concluso il Professore - sono in campo soluzioni che potrebbero rassicurarli da questo punto di vista"  

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