Salva la banca dei ricchi di Firenze. Il favore di Renzi ai paperoni
I portafogli della Firenze bene hanno superato indenni e felici lo tsunami del crac di Banca Etruria, pur avendo in quell'istituto fiori di quattrini depositati e investiti. Nel tracollo della banca aretina per ora ci hanno rimesso solo i più disgraziati caduti nella trappola delle obbligazioni subordinate, scrive Camilla Conti su Il Giornale, mentre i patrimoni dell'èlité fiorentina sono andati al sicuro nella good bank che sarà ora messa sul mercato. Il salvataggio ha riguardato anche la Federico Del Vecchio, banca storica del capoluogo toscano che nell'ottobre 2008 era stata comprata da Banca Etruria per 120 milioni di euro. Pur potendo vantare solo sei sportelli, la Del Vecchio era ed è rimasta la: "boutique fiorentina del risparmio - si legge sul suo sito - con una solida tradizione, tipica degli istituti di credito di fine Ottocento". La Del Vecchio si è spesa finora anche per finanziare restauri di opere e progetti dell'Istituto della Crusca. Ma è anche l'approdo per i 18enni di buona famiglia che entrano in società con un bel conto nel prestigioso istituto gigliato. Ha una forte specializzazione della consulenza di alto profilo alla clientela privata e ora è tornato anche in attivo con 1,3 milioni e 677,6 di raccolta, dopo un 2014 un po' in affanno. Subito dopo il decreto salva-banche del governo dell'ex sindaco di Firenze, alla Del Vecchio avevano brindato senza tirmori: "L'intervento non coinvolge direttamente Banca Federico Del Vecchio - avevano scritto i vertici in una nota del 23 novembre - tuttavia potrà trarre vantaggio dal trasferimento della partecipazione nella banca a una Nuova Banca Etruria, dotata di ampi mezzi".