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Perché le banche continuano a perdere (e continueranno a perdere): l'analisi

Giovanni Ruggiero
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L'accordo raggiunto sulla soluzione dei problemi dei crediti deteriorati delle banche tra il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il commissario europeo alla concorrenza Margrethe Vestager è stato palesemente bocciato dai mercati finanziari, con il crollo di ieri soprattutto a Piazza Affari dei titoli legati agli istituti di credito, in particolare Monte dei Paschi che ormai in tre mesi ha perso il 60% del suo valore. Gli investitori non credono a quell'accordo perché non credono più in generale al governo italiano in carica, scrive il Giornale, che sembra più impegnato su fronti come Unioni gay e politica estera incerta, anziché concentrarsi sull'urgenza della soluzione del problema principale che attanaglia l'economia nazionale. Primo fra tutti l'alleggerimento dei conti delle banche proprio dai crediti deteriorati, missione complicata se prima lo Stato non dimostra di saper sanare i propri conti, tagliando il deficit e spendendo con più saggezza. La credibilità è elemento non trascurabile e difficile da difendere, considerando che le soluzioni sembrano ancora lontane dall'arrivare. Basti vedere quante difficoltà il governo sta avendo nel venir fuori dalle crisi di bilancio di grandi comuni come Roma e Napoli. Il vezzo - I mercati hanno ormai capito la cattiva abitudine del governo che annuncia la soluzione di problemi, rinviando a un futuro indefinito i dettagli della soluzione stessa. Il Financial Times ha sottolineato come l'entità dei crediti deteriorati italiani sia maggiore rispetto a quelli europei: i primi rappresentano il 17% contro il 6% della media europea. Ma il quotidiano finanziario non può ignorare che la cautela che ha sempre guidato le nostre banche ha permesso di conservare maggiori garanzie alle spalle dei crediti, molte più rispetto a quelle americane ed europeee. I nostri crediti valgono di più, ma i risparmiatori continuano a disinvestire nei titoli bancari, la fiducia è ai minimi storici, soprattutto dopo casi come quello di Banca Etruria. La soluzione - Questo circolo vizioso, che porta la crisi bancaria italiana in un dirupo senza salvezza, potrebbe essere interrotto solo con un alleggerimento concreto della tassazione sul mercato immobiliare, che però resta ingessato visto che il governo non ha intenzione di metter mani all'imposta di registro vessatoria e inquisitoria, portando a considerare chi deteniene un immobile un "ricco".

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