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Pensioni di reversibilità nel mirino: chi rischia di perderle

Matteo Legnani
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Sui tavoli della commissione Lavoro della Camera è arrivato da pochi giorni un disegno di legge delega, quello contro la povertà, che di primo acchito sembra presentare solo misure buone e giuste e che invece nasconde un trappolone mica da ridere. Una sforbiciata, al momento non quantificabile, sulle pensioni di reversibilità, quelle che spettano a coniuge e figli «superstiti». «L' impianto di questa delega - spiega a Libero il presidente della commissione Cesare Damiano - è senza dubbio positivo, ma nel principio di razionalizzazione del sistema si vorrebbero includere anche prestazioni previdenziali come le pensioni di reversibilità e questo a mio avviso è sbagliato perché bisogna sempre distinguere tra povertà e previdenza». Cos' è successo? La nuova normativa considera le reversibilità come prestazioni assistenziali e non più previdenziali e quindi lega la possibilità di accedervi o la percentuale dell' assegno all' Isee, l' indicatore della situazione economica equivalente. Il problema è che questo indicatore viene calcolato con riferimento al nucleo familiare del richiedente e non al reddito personale. «Di conseguenza - spiega il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti - il numero di coloro che vi avranno accesso inevitabilmente si ridurrà e saranno tante le persone che non si vedranno più garantito questo diritto. Una norma ingiusta e tecnicamente impropria che rischia di aprire un contenzioso anche a livello giuridico». Certo, nella delega non sono specificate cifre o soglie di accesso, ma allo stato dell' arte possiamo delineare i contorni di questa nuova potenziale beffa. 1) A piangere saranno molte vedove, visto che numeri alla mano la reversibilità tocca soprattutto alle donne. Il provvedimento non è retroattivo, ma per dare un' idea di cosa stiamo parlando basterà ricordare che a oggi godono di questa prestazione 3 milioni 52 mila e 482 italiani. 2) Come detto, con l' Isee non si fa più riferimento al reddito personale ma a quello della famiglia: potrebbe succedere che una vedova con un reddito molto basso rischi di vedersi tagliare o addirittura di perdere il diritto alla pensione del marito solo perché vive ancora con il figlio che vanta una retribuzione minima da lavoro. 3) Non solo. Perché c' è anche il discorso degli immobili. Nel calcolo del nuovo Isee, infatti, ha un peso fondamentale la casa di proprietà. Tanto che il rischio del paradosso non è affatto campato in aria: una vedova che ha un reddito minimo ma un tetto sicuro sotto il quale vivere si veda "scippare" la pensione. 4) A oggi il peso delle pensioni di reversibilità supera i 24 miliardi e 150 di euro. Si tratta ovviamente di contributi regolarmente versati negli anni dai lavoratori e che non pesano sulla fiscalità generale, ma ciò non toglie che da tempo il governo abbia fatto capire di voler «intervenire» in qualche modo. Uno di questi potrebbe essere dare un taglio alle percentuali. Che partono dal 60% della pensione percepita dal defunto quando c' è solo il coniuge «superstite», ma si riducono se lo stesso coniuge è titolare di altri redditi che superino di 3 volte il trattamento minimo Inps. Con un taglio che è tanto più alto quanto maggiore è il reddito percepito (nella tabella tutti gli scaglioni). Sul 2016 sappiamo che la soglia limite fissata per non subire la riduzione della prestazione è di 19.573 euro l' anno, e la speranza, a oggi decisamente meno solida rispetto a ieri, è che questi numeri e paletti resistano anche per gli anni a venire. di Tobia De Stefano

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