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Ocse e Corte dei Conti, i numeri che demoliscono l'Italia di Renzi

Giulio Bucchi
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Il "parziale insuccesso" della spending review è legato a "rigidità" nelle scelte delle modalità di contenimento della spesa. È quanto ha affermato Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei Conti, nella relazione pronunciata in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario in cui ha puntato il dito contro i tagli operati a danno dei servizi alla collettività. Squitieri ha ricordato come "nel periodo successivo all'esplosione della crisi mondiale, la dinamica della spesa pubblica in Italia ha subito una netta decelerazione rispetto alla continua e sostenuta espansione che aveva contrassegnato l'intero arco degli anni 2000". Tuttavia la Corte dei Conti, ha proseguito, "è dell'avviso che il parziale insuccesso o, comunque, le difficoltà incontrate dagli interventi successivi di revisione della spesa siano anche imputabili a una non ottimale costruzione di basi conoscitive sui contenuti, sui meccanismi regolatori e sui vincoli che caratterizzano le diverse categorie di spesa oggetto dei proposito di taglio". "Troppi tagli ai servizi" - Secondo il presidente della magistratura contabile, "ciò ha generato, nel dibattito di politica economica, proposte di razionalizzazione che non offrono più scorciatoie percorribili in direzione di una efficace spending review e che sembrano porre solo sullo sfondo il tema essenziale dell'interrelazione tra spesa pubblica e qualità dei servizi resi alla collettività, in nome della priorità assegnata all'obiettivo di riequilibrio dei conti". Tradotto: i governi da Monti a Renzi hanno cercato di fare cassa tagliando i servizi anziché gli sprechi. Zanetti: "25 miliardi, non noccioline" - Se Codacons e sindacati applaudono, il governo per bocca del fresco viceministro dell'Economia Enrico Zanetti (Scelta civica) prova a frenare: "Ho grande rispetto per le considerazioni della Corte dei Conti anche se a volte ammetto che mi scappa di pensare, come penso anche a molti cittadini, che se fosse efficace a contrastare specifici e concreti sprechi anche solo la metà di quanto è brava a fare relazioni di carattere generale e astratto, saremmo un Paese due volte più efficiente". Zanetti rimarca "con forza e orgoglio che l'effetto cumulato sul 2016 degli interventi di revisione della spesa fatti in questi due anni dal governo, partendo dal decreto legge 4 del 2014 fino all'ultima legge di stabilità, ammontano a 25 miliardi: non esattamente noccioline". La mazzata dall'Ocse - Nessuna replica invece all'Ocse, che nel suo ultimo bollettino ha smontato ancora una volta l'ottimismo del premier. La crescita del Pil nel 2016 è prevista all'1% anziché l'annunciato 1,4%. Frena anche l'Eurozona (da +1,8% a +1,4% per l'anno prossimo) ma l'Italia resta, in un clima un po' depresso, sempre sotto la media.

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