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Imu o no, Monti ci ha lasciato il buco: arriveranno altre manovre

Giulio Bucchi
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di Sandro Iacometti Altro che risanamento. L'eredità che Mario Monti lascia al prossimo governo, e soprattutto agli italiani, è una prospettiva di lacrime e sangue per molti anni a venire. Quello che già si era largamente intuito durante la presentazione del Def è scritto nero su bianco nel documento, con alcune agghiaccianti novità in merito alla tenuta dei conti pubblici. Mercoledì abbiamo appreso con stupore, considerato che finora la cosa non era mai stata segnalata in alcun documento ufficiale, che le previsioni prospettiche del governo sul pareggio di bilancio dal 2015 in poi non tengono conto della fine del regime sperimentale dell'Imu, che scatterà automaticamente in assenza di interventi legislativi. Il buco provocato dal venire meno dell'imposta sulla prima casa e dell'aumento delle rendite catastali, ci ha spiegato il ministro dell'Economia comporterà un buco di 11 miliardi. L'impatto sul deficit per il 2015 sarà di 1 punto secco percentuale (dall'1,5% programmatico al 2,5% tendenziale). Adesso, scorrendo il testo del Def (che forse non a caso è formato da centinaia di pagine, tre sezioni e cinque allegati), scopriamo che i conti non torneranno neanche se l'Imu verrà mantenuta così com'è. Insomma, il pareggio strutturale di bilancio promesso all'Europa e agli italiani, a legislazione vigente, si ferma al 2014. Dopo saranno necessarie ulteriori manovre. «Misure per colmare il gap residuo», dice il ministero dell'Economia. E non si tratta di bruscolini. Lo scenario peggiore, senza Imu, prevede una correzione aggiuntiva di ben 60 miliardi dal 2015 al 2017. Se l'Imu verrà mantenuta i miliardi necessari saranno «solo» 20.  Leggi l'articolo integrale di Sandro Iacometti su Libero in edicola oggi, venerdì 12 aprile

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