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Pensioni, come cambianoAssegni sempre più leggeri

Nicoletta Orlandi Posti
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Si lavora più a lungo e quando finalmente si arriverà alla pensione gli assegni saranno più bassi. La pensione sarà infatti di oltre il 20% in meno dell'ultima busta paga portata a casa. In pratica vivevate  con uno stipendio di mille euro al mese preparatevi a fare a far quadrare i conti con l'assegno Inps da ottocento euro. I calcoli della Ragioneria dello Stato non lasciano spazio ai dubbi: le pensioni saranno al ribasso. Colpa dell'allungamento della speranza di vita che riduce i coefficienti di trasformazione che nel sistema di calcolo contributivo  si applicano sui versamenti effettuati negli anni di lavoro. Settore privato e pubblico Un'ulteriore indicazione, come riporta il Sole24Ore, arriva dai nuovi calcoli del ministero dell'Economia sul "tasso di sostituzione", cioè il rapporto con l'ultimo stipendio: da questi dati emerge che l'importo della pensione è in calo, solo parzialmente attenuato dal fatto che con la riforma Fornero si lavorerà più a lungo e si verseranno più contributi. Per esempio, un lavoratore dipendente del settore privato con 38 anni di contributi vedrà progressivamente ridotto il valore della propria pensione sino ad arrivare nel 2060 al 72,9% rispetto all'ultima retribuzione. Nel caso di un lavoratore autonomo, sempre con 38 anni di contributi la riduzione del tasso di sostituzione risulta assai più consistente e potrà arrivare ad oltre il 50%.  Tutto ovviamente dipende anche dagli anni di contributi versati. Riducendo a 36 l'anzianità contributiva, spiega il Sole, il tasso di sostituzione netto scende al 69,5% per i dipendenti e al 69,8% per gli autonomi, mentre continuando a lavorare fino al raggiungere i 42 anni di contributi il tasso sale fino al 79,6% sia per i dipendenti che per gli autonomi. Previdenza complementare Per ribilanciare il tutto c'è la previdenza complementare che può riportare il tasso di sostituzione vicino all'80% dell'ultimo stipendio. Ma solo il 25% degli italiani finora vi ha aderito. Il Sole fa l'esempio di un un impegato 35enne: arrivato a 66 anni e tre mesi potrà aggiungere alla sua rendita - vicina al 60% dell'ultimo stipendio - un ulteriore 23% (netto su netto) in caso di adesione alla linea bilanciata di un fondo pensione. Le cose vanno un po' peggio per le donne: solo il 20% da aggiungere al tasso di sostituzione.

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