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Il Fondo Monetario corregge Saccomanni: il deficit al 3,2 per cento

I numeri dell'Fmi fotografano un finale di 2013 più nero di quello previsto da Roma. "Ora meno tasse e sostegno alla crescita"

Roberto Procaccini
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Il 2013 si chiuderà con il deficit italiano al 3,2 per cento. C'è un decimale di differenza tra le stime fatte a Roma e Washington sul rapporto debito pubblico-pil. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) corregge al rialzo la valutazione fissata dal Def (Documento di Economia e Finanza firmato dal ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni), secondo il quale il deficit sarebbe del 3,1. Non è la sola divergenza tra le valutazioni contenute nel rapporto sull'Italia del Fmi e quelle delle autorità economiche italiane: l'istituto finanziario di Washington prevede per il 2013 una contrazione del Pil italiano dell'1,8 per cento (contro il -1,7 stimato da Roma), al quale seguirà una crescita dello 0,7 per cento nel 2014 (tre decimali in meno rispetto all'1 previsto dalle nostre istituzioni). Non solo notizie negative - Il bilancio strutturale italiano, si legge nella relazioe del Fmi, si chiuderà com un disavanzo dello 0,2 per cento nel 2013, per poi chiudere in pareggio nel 2014. Nello stesso biennio, sostiene sempre Wahington, il debito pubblico dovrebbe assestarsi al 132,3 per cento e al 133,1. Allo stesso modo nel 2014 il deficit dovrebbe scendere al 2,1 per cento. "Bene così" - L'Fmi promuove le istituzioni italiane che "hanno portato avanti - si legge nella relazione - notevoli aggiustamenti di bilancio nonostante un contesto di crescita difficile". Ma Roma non si può sedere sugli allori: "E' necessario identificare - sostiene l'Fmi - le misure in grado di controbilanciare la perdita di entrate derivante dalla proposta cancellazione dell'Imu sulle prime case". Ma non solo: bisogna sostenere la crescita abattendo la pressione fiscale. "Si dovrebbe fare di più per aiutare l'economia - si legge ancora - abbassando la tassazione su capitale e lavoro, con tagli alla spesa corrente non produttiva e alle esenzioni fiscali". Ulteriore misura sugerita da Washington è "rafforzare gli sforzi per combattere l'evasione fiscale", utilizzando le entrate "verso una migliore distribuzione del peso fiscale". I problemi - "Dopo due anni di recessione - valutano gli economisti statunitensi -, l'economia italiana sta mostrando segni di stabilizzazione, ma continua a dover affrontare forti venti contrari a causa della ristrettezza del credito". Entro la fine dell'anno si potrebbe vedere "una modesta ripresa - sostengono ancora da Washington - guidata dalle esportazioni". Mancanze si registrano ancora nel campo delle riforme strutturali "in assenza delle quali - si legge nel rapporto - la crescita di medio termine è destinata a rimanere debole". Crescita già minata "dalla produttività stagnante, dal difficile ambiente per fare impresa e dall'ultraindebitato settore pubblico". Su quali tasti Roma deve battere secondo l'Fmi? Mercato, miglioramento dei servizi pubblici, disoccupazione giovanile ed efficienza della giustizia, snocciola la relazione. Niente crisi politica - Se c'è una cosa che l'Italia non si può permettere, secondo l'Fmi, è una crisi di governo: l'incertezza politica comporterebbe "una revisione al ribasso delle stime" con peggioramento della crisi economica. Il rischio della debacle italiana è il contagio internazionale: "Dato il suo ruolo centrale - si legge nel rapporto - negli scambi globali e nel sistema finanziario, un significativo choc potrebbe generare effetti regionali e globali maggiori di quanto suggerito dall'esposizione diretta".

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