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L'ultima di Equitalia: auto sequestrata se non paghi la multa

Eliana Giusto
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L'avvocato Ernesto Maria Ruffini, quando era ancora lontano dal diventare il direttore dell'Agenzia delle Entrate, aveva impegnato un bel po' del suo tempo libero a scrivere un libello dal titolo respingente quanto illuminante: «Autotutela esecutiva dei crediti dei privati nei confronti della Pubblica Amministrazione: la via della compensazione con i debiti tributari». Era il 2003 e il fisco gli scorreva già nelle vene. Certo, aveva poco più di trent'anni e la compensazione delle tasse per alleggerire le spalle dei contribuenti dal peso della burocrazia può essere considerato una devianza ideologica giovanile. Oggi, seppure non ancora cinquantenne, ha ben altre responsabilità rispetto a quando dallo studio legale Fantozzi & Associati entrava e usciva da riunioni fiume con clienti invischiati in contenziosi tributari e in procedure stragiudiziali. Insomma, il tema lo conosce bene e da ogni angolazione. Forse per questo ha avuto la brillante idea di proporre ieri alla commissione sul federalismo fiscale di mettere sotto chiave le auto dei cittadini che non pagano le multe. Ma non a chi ne accumula un tot, non le salda mai o le straccia in faccia al vigile, ma a tutti, indistintamente. Non paghi la contravvenzione? E io ti sequestro l'auto. Così, su due piedi. Certo, l'ha detto con la lirica dell'azzeccagarbugli, ma l'ha detto. «Risulta necessario continuare sulla strada del processo di complessivo efficientamento e velocizzazione dell'attività di riscossione, per esempio estendendo alle sanzioni amministrative per violazione del codice della strada - in ragione del loro volume medio annuo pari a oltre 1,5 milioni di cartelle - il principio dell' immediata validità dell' atto notificato dall'ente, anche ai fini dell'esecuzione forzata a mezzo ruolo», sono state le sue esatte parole. Le ganasce fiscali pioveranno come una manna dal cielo per quelle amministrazioni sempre a caccia di qualche extra per far quadrare i conti, praticamente tutte, e dritte sulla testa di chi dimentica una multa nel cassetto. Siccome i balzelli non bastano mai, si potrebbe pensare a qualche ganascia per chi viene beccato a non pagare il biglietto dell'autobus: il sequestro delle scarpe, per esempio. A Ruffini l'audizione è servita anche per fare il punto di come i Comuni che hanno rinunciato ai servizi offerti da Equitalia (di cui è ad dal 2015 e a cui ha aggiunto un anno fa la carica di presidente per traghettare le competenze dell' istituzione nella neo Agenzia delle entrate-Riscossione) abbiano in realtà fatto un pessimo affare. Tra il 2011 e il 2016, ha detto, il totale delle riscossioni sui carichi affidati dai Comuni alle società del gruppo Equitalia ha superato i 4,3 miliardi di euro. Ma «a causa delle incertezze derivanti dal perimetro normativo di riferimento, si è assistito, da alcuni anni, a una riduzione degli affidamenti al soggetto deputato all' attività della riscossione nazionale da parte degli 8.000 Comuni italiani: si è infatti passati da 6.161 che avevano affidato i propri carichi nel 2011, ai 3.354 Comuni del 2016». Una vera e propria fuga insomma, sui cui motivi Ruffini preferisce però non interrogarsi. Ha invece sottolineato come dall' analisi dei bandi di gara pubblicati nel 2016 «è emerso che, nell' ipotesi di affidamento della sola riscossione coattiva, gli operatori privati applicano aggi che oscillano, in media, dal 6 al 20%, a fronte di quanto attualmente previsto dalla legge per la riscossione a mezzo ruolo, che stabilisce nel 6% delle somme riscosse la misura massima dell' onere di riscossione». Gli operatori privati insomma spennano Comuni e cittadini, cosa che sant' Equitalia non ha mai fatto. di Antonio Spampinato

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