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Redditometro, la lettera del Fisco ai sospetti evasori: conti in banca e spese, sanno tutto

Redditometro

Stanno arrivando le richieste di chiarimento sulle spese sostenute nel 2009: il contribuente deve rispondere entro 15 giorni

Giulio Bucchi
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"Caro contribuente, adesso ci devi spiegare". Grosso modo, così inizia una delle 35mila lettere che l'Agenzia delle Entrate ha spedito ai contribuenti italiani. Ne riporta il contenuto il Corriere della Sera, spiegando giustamente che si tratta dell'accertamento fiscale "del vecchio redditometro". Perché le nuove modalità di "ispezione" sono ancora al vaglio del Garante della Privacy ed eventualmente entreranno in vigore tra qualche mese. Per il momento, il Fisco usa toni cordiali e gentili, ma fermi. Il caso riportato dal Corsera è quello di un single lombardo che nel 2009 ha acquistato un fabbricato per 108mila euro dichiarando un reddito annuo di 11.200 euro. Cifre che hanno fatto accendere la lucina rossa al redditometro.  L'accusa e l'autodifesa - Sospettato di evasione fiscale, il contribuente in questione dovrà rispondere entro 15 giorni all'Agenzia spiegando come si è potuto permettere l'acquisto. Se non convincerà gli 007, il contraddittorio continuerà e diventerà più serrato, chiedendo conto non solo delle spese certe ma pure di quelle quantificate sulla base dei dati Istat. In questa seconda fase, però, il sospettato potrà anche difendersi con deduzioni logiche. Ma cosa è scritto nella prima lettera? Per argomentare i propri dubbi, il Fisco riporta in una colonna le spese certe (contributi previdenziali, assicurazione, bollette) e nell'altra le spese basate su dati certi (in genere, tutte quelle di manutenzione e mantenimento di casa e mezzi di trasporto). La sorpresa, sottolinea il quotidiano di via Solferino, viene scoprendo che l'Agenzia sa molto di più su di noi. Per esempio, acquisti di elettrodomestici, arredamento, biancheria, riparazioni. Spese legate all'abitazione e tracciabili con bancomat, carta di credito, bonifico bancario. Il contribuente ha la possibilità di rispondere alla lettera allegando la propria "difesa": dimostrando cioè che l'acquisto contestato è stato realizzato, per esempio, grazie ai soldi avuti dai genitori o ricevuti in eredità. Dimostrazione che deve però avvenire tramite movimenti tracciabili. La buona fede, dunque, non basta.

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