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Golpe 2011, il falco tedesco Jens Weidmann rivela: "Grazie a Mario Draghi, Germania più ricca"

Eliana Giusto
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2011 odissea nei mercati internazionali. E' l'anno della crisi. L'anno della caduta di Silvio Berlusconi, l'anno dello spread alle stelle. Il governatore della Bundesbank Jens Weidmann parla in una intervista contenuta nell'ultimo libro Il Cigno nero e il Cavaliere bianco (ed. La nave di Teseo) dell'ex direttore del Sole24Ore Roberto Napoletano e riportata dal Giornale.  Lavoro e ricchezza - Weidmann spiega che la politica della Bce di tenere i tassi bassi ha apparentemente penalizzato i risparmiatori tedeschi ma nella sostanza ha garantito a tutti lavoro e casa. Quindi, ricchezza reale. "Riteniamo che sia la scelta giusta e diamo volentieri atto a Mario Draghi di avere imboccato questa strada. Per noi oggi contano più i posti di lavoro che il risparmio dei ricchi", dice Weidmann. "Questa scelta dei tassi bassi suscita valutazioni negative per i risparmiatori tedeschi e questa tendenza di giudizio negativa determina effetti sociali e aumenta i consensi di una politica populista che soffia sul fuoco, ma non si può dire che questa scelta non è giusta magari perché i ricchi non ne beneficiano". I tedeschi, continua il governatore tedesco "soffrono per i bassi tassi di interesse ma su questo punto noi non discutiamo che la politica monetaria, in questo momento, debba essere espansiva. Per noi oggi contano più i posti di lavoro che il risparmio dei ricchi, chi risparmia ha diversi ruoli, è un lavoratore dipendente, è un cittadino, quindi per lui la politica espansiva contribuisce a dare la sicurezza del posto di lavoro, probabilmente pagherà meno tasse e ha il vantaggio di potere decidere di investire una parte del risparmio per comprare una casa". Draghi - Con il presidente della Bce, chiarisce Weidmann "ci parliamo al telefono e ci confrontiamo su tutto prima di consigli importanti. Poi c è la discussione nel consiglio direttivo della Bce, qui si preparano e prendono tutte le decisioni, non nel direttorio". Napoletano lo interrompe: "La vigilanza bancaria europea con una serie di scelte di merito e di metodo ha aggravato la crisi italiana perché ha di fatto privato di adeguato sostegno bancario un'economia che tentava di ripartire e si sono indirettamente sostenute le banche francesi di investimento che operano in un territorio nazionale dove ci sono sempre meno aziende creative e competitive ma, grazie alla leva finanziaria e a un sistema paese che regge, vengono a fare shopping nella manifattura italiana...". Il governatore rifiuta questa lettura: "Le sofferenze bancarie rispettano una situazione economica difficile che si continua a registrare non solo in Italia, ma anche nelle banche tedesche, francesi e così via. Il vero problema italiano è la produttività, vede che anche in questo sono d'accordo con Draghi".

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