Ponte Messina: ingegneri divisi, da cattedrale nel deserto a svolta per Italia (3)
(AdnKronos) - Per il professore dell'Università di Messina non ci sono dubbi. "Il ponte è un'opera fondamentale per lo sviluppo della Sicilia, che è un'isola ricca, ma troppo isolata. Messina, poi, è un'isola nell'isola: è una città emarginata, depressa, con i giovani in fuga". Basti pensare alle ricadute in termini occupazionali. "Per realizzarlo serviranno tra i 7 e i 10 anni – spiega Muscolino – e diverse centinaia di persone". "Ci sarà bisogno di operai, maestranze, ingegneri, tecnici, geometri, architetti, progettisti, geotecnici" gli fa eco Mario Di Paola, professore ordinario di Scienza delle costruzioni all'Università di Palermo. "Le Università di Reggio, Messina, Catania, Enna, Palermo e quelle del Sud in generale beneficeranno in maniera enorme della costruzione dell'opera – assicura all'Adnkronos - perché si dovranno fare tantissime prove. Gli investimenti in ricerca saranno enormi, con l'incremento di laboratori e centri di eccellenza riconosciuti in tutto il mondo". Con gli Atenei del Mezzogiorno al centro del mondo scientifico per un decennio per i giovani laureati si aprirebbero tante possibilità. "Potrebbe essere una buona occasione per far tornare nell'Isola i nostri cervelli in fuga - assicura Muscolino -. Ci sarebbero investimenti e posti per questi giovani, cosa che il sindaco di Messina non capisce perché ne fa una questione ideologica". Tra le obiezioni sollevate dal fronte del 'no' ci sono la presenza nell'area dello Stretto della faglia più pericolosa del Mediterraneo e i costi dell'opera. "Facendo un paragone - dice subito il professore dell'Università di Messina -, il ponte costava poco di più della terza via metropolitana di Roma e molto di meno del Mose. Non ha un costo stratosferico, è una delle tanti grandi opere che si realizzano in Italia. Il problema sismico? Non esiste. Il ponte ha una struttura molto flessibile e i terremoti non fanno danni sulle strutture flessibili, ma su quelle rigide".