Pensioni, l'ultimo regalino del Pd ai pensionati: come sarà dissanguato l'Inps
La cuccagna è servita. Anche senza aspettare che Luigi Di Maio esca dal pantano delle coperture e dei vincoli di bilancio. E poi, in fondo, chi lo dice che il reddito di cittadinanza sia il sogno di tutti i fannulloni? Sentite qui: niente lavori socialmente utili, nessun percorso di formazione, nessun obbligo, zero requisiti familiari. Per beccarsi l' assegno dell' Inps da oggi in poi basta essere poveri. O, almeno, sembrare tali. Tutto qua. Certo, gli stranieri dovranno dimostrare di essere qui da almeno due anni o di avere un permesso di soggiorno non temporaneo o una patente da rifugiato. Ma, come è già successo per i vari bonus Renzi, ci sono mille tribunali pronti a difendere il diritto alla non discriminazione degli extracomunitari di passaggio. Lo stesso principio è dietro all' allargamento della platea del Reddito di inclusione che scatterà da luglio. Perché vincolare il sussidio alla presenza di un minore in casa, di una donna incinta, di un invalido o di un disoccupato sopra i 55 anni? Perché tentare di circoscrivere l' erogazione di soldi dei contribuenti a chi ne ha davvero bisogno? No. Diamo tutti a tutti. Tanto l' Inps di quattrini in cassa ne ha tanti. E quelli che non ha glieli dà lo Stato, che ogni anno è costretto a rimpinguare con oltre 110 miliardi di euro tutte le prestazioni assistenziali che l' istituto guidato da Tito Boeri continua ad erogare, in barba a chi pensa che dovrebbe preoccuparsi solo di pagare le pensioni. Di tutti quei miliardi il Reddito di inclusione ne succhierà solo una parte, che lieviterà, però, con il passare degli anni. E con il prevedibile assalto degli italiani. Le risorse già incardinate nel bilancio pubblico aumentano di 300 milioni nel 2018, di 700 nel 2019 e di 900 nel 2020. In questo modo lo stanziamento complessivo passerà dagli 1,7 miliardi previsti inizialmente a ben 2,7 miliardi. 700 MILA FORTUNATI I soldi, secondo le stime, dovrebbero riuscire a coprire una platea di 700mila famiglie, che corrispondono a 2,5 milioni circa di persone, di cui circa 600mila immigrati. Ad ogni famiglia, in base ai componenti del nucleo, andrà un assegno mensile da 187 fino a 534 euro. Il beneficio, spiega l' Inps e tengono a sottolineare i promotori, non è infinito. Tutt' altro. Il sussidio è un aiuto temporaneo, che dovrebbe servire ad uscire dallo stato di povertà. Per questo motivo, il trattamento ha una durata massima di 18 mesi. Basta una pausa, però, per farlo ripartire. Dopo 6 mesi si può, infatti, presentare una ulteriore domanda. E così per sempre. Per fare la richiesta, come dicevamo, non serve molto. Basta l' Isee, che non deve essere superiore ai 6mila euro, a cui bisogna aggiungerne 2mila per ogni componente del nucleo, fino ad un massimo di 10mila. Per quanto riguarda il tenore di vita, è sufficiente dimostrare di non avere auto, moto o imbarcazioni di proprietà. IL CONFRONTO Certo, il reddito di cittadinanza è più generoso. Fino a 780 euro mensili rispetto ai 534 del Rei. Ma per farlo digerire ai leghisti, che hanno accettato di infilarlo nel contratto solo come forma di reinserimento al lavoro, Di Maio lo dovrà condire con fastidiosi vincoli. Oltre ai rigidi limiti temporali, agli obblighi di formazione e di riqualificazione, al divieto di rifiutare un' occupazione, il leader grillino ha recentemente annunciato che i beneficiari dovranno anche lavorare gratis per il proprio sindaco almeno 8 ore a settimana. «Non vogliamo dare soldi a qualcuno per starsene sul divano», ha ammonito. Messa così, è chiaro che i 500 e rotti euro del Rei assumono un fascino diverso: perpetui, facili, comodi. Senza contare che per il reddito di cittadinanza servono almeno 17 miliardi, mentre per quello di inclusione con 6-7 miliardi, secondo le stime di Boeri, si riuscirebbe a raggiungere tutta la platea dei poveri. Sarà un caso, ma nelle ultime riunioni tecniche tra ministero del Lavoro e dell' Economia Di Maio sta valutando l' ipotesi di virare direttamente sul Rei. Con qualche aggiustamento, una rimpinguatina all' assegno e magari un cambio di nome, il risultato sarebbe perfetto. Gli elettori pentastellati del Sud che da mesi bussano ai patronati per chiedere il reddito di cittadinanza sarebbero accontentati. Giovanni Tria potrebbe evitare di far infuriare Bruxelles. E Matteo Salvini avrebbe qualche quattrino in più per la sua flat tax. Restano i pensionati, che continueranno a tirare la cinghia per finanziare la carità sociale. Ma non si può avere tutto. di Sandro Iacometti