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Frena l'economia italiana

Istat

AdnKronos
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Roma, 6 lug. (AdnKronos) - Economia italiana in frenata. Lo indica l'Istat nella nota mensile di giugno 20189. "L'indicatore anticipatore evidenzia una nuova decelerazione, consolidando uno scenario di contenimento dei ritmi di crescita dell'economia", riferisce l'istituto nazionale di statistica. La crescita dell'area euro rallenta ma continua il processo di riduzione della disoccupazione. In Italia prosegue la fase di debolezza dell'attività manifatturiera, accompagnata dal calo degli ordinativi e delle esportazioni, più diffuso nell'area extra Ue. Il mercato del lavoro si rafforza: l'occupazione aumenta e si riduce la disoccupazione. L'inflazione torna ad aumentare, mantenendosi comunque su ritmi inferiori a quelli dell'area euro. A giugno, indica l'Istat, l'indice del clima di fiducia dei consumatori ha mostrato un significativo aumento, recuperando il forte calo registrato a maggio, sostenuto dalla componente economica. Anche le aspettative sulla disoccupazione hanno segnato un deciso miglioramento. Nello stesso mese la fiducia delle imprese ha evidenziato un aumento più contenuto. Per le imprese manifatturiere, il livello della fiducia continua a diminuire, raggiungendo il livello minimo dei primi mesi del 2017, con un peggioramento sia delle attese di produzione sia dei giudizi sugli ordini. L'indicatore anticipatore evidenzia una nuova decelerazione consolidando uno scenario di conteni-mento dei ritmi di crescita dell'economia. Non solo un'economia debole, ma anche redditi più bassi rispetto alla media europea in Italia. Il risultato? I nostri connazionali sono sempre più a rischio povertà o esclusione sociale. Fino al 2007, la crescita in Italia dei redditi della popolazione a più basso reddito è stata più elevata di quella dei redditi complessivi. Dal 2008, a causa della crisi economica, le flessioni osservate sono state più pesanti per i redditi relativamente più bassi. Contestualmente, è aumentata la disuguaglianza del reddito disponibile, che ha toccato il valore minimo (5,2 ) nel 2007 e quello massimo (6,3) nel 2015. Nell'analisi dell'obiettivo 10 'Ridurre le disuguaglianze', l'istituto di statistica ha rilevato come nel 2016 con il 19,1% del reddito disponibile per il 40% più povero della popolazione (indicatore utilizzato da Eurostat per confrontare i livelli di disuguaglianza tra i paesi Ue), l'Italia si pone al di sotto della media europea che, a sua volta, è diminuita nel tempo, passando dal 21,1% del 2011 al 20,9% del 2016. In Italia la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 30% (18.136.663 individui), in aumento rispetto all'anno precedente. Il valore italiano si mantiene inferiore a quello di Bulgaria, Romania, Grecia e Lituania, ma è di molto superiore a quello di Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Regno Unito (22,2%). In base alla strategia Europa 2020 - si legge nel rapporto - l'Italia dovrebbe far uscire 2,2 milioni di persone dalla condizione di povertà ed esclusione sociale, rispetto al valore registrato nel 2008 (15.082.000 individui pari al 25,5% della popolazione residente): l'obiettivo è, quindi, quello di ridurre a 12.882.000 unità le persone in questa condizione entro il 2020.

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