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Pensioni, l'indiscrezione sul piano del governo: a chi mettono le mani in tasca

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Gino Coala
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Il piano del governo per colpire le famigerate "pensioni d'oro" rischia di slittare o al peggio di trasformarsi nell'ennessimo contributo di solidarietà, come ai tempi del governo Monti. Nel corso dell'ultimo vertice tra leghisti e grillini di lunedì scorso sui conti pubblici, gli esperti del M5s hanno ribadito la volontà di seguire la linea del presidente dell'Inps, Tito Boeri, con il taglio degli assegni sopra i 4 mila euro netti al mese. Una strada che rischia di cominciare già in salita, visto che in passato la Corte costituzionale aveva bocciato tentativi simili. Leggi anche: L'ex ministro Fornero boccia il taglio delle pensioni d'oro: "Ossessionati da me" I leghisti quindi hanno proposto un'alternativa, allo stato attuale l'unica percorribile, con un sistema di prelievo di solidarietà che cresce con l'aumento della rendita. Come riporta il Giornale, l'ultima versione uscita prima di Ferragosto aveva accesso ferocissime polemiche, visto che si andavano a tassare del 15% sulle eccedenze quegli assegni superiori ai 2 mila euro lordi al mese.  I dubbi su come agire sulle pensioni non sono spariti al rientro dalle ferie, così da spingere Lega e M5s a rinviare l'intervento almeno a settembre, per evitare anche un effetto boomerang sui consensi. Una soluzione però va trovata, lo chiede a gran voce il ministro dell'Economia Giovanni Tria che, altrimenti, si vedrà costretto a trovare le coperture mettendo le mani in altre tasche, magari in quelle dei già vessati lavoratori dipendenti.  

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