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Crisi e bolla, trema la finanza. Dieci anni dopo il crac Lehman: "Il prossimo non nascerà dalle banche"

Caterina Spinelli
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Era il 15 settembre 2008 quando al 119 di Liberty Street, nei pressi di Times Square, a New York, i dipendenti di Lehman Brothers rincasavano, ma questa volta per lungo tempo. La più piccola tra le banche d'affari americana è fallita. Senza che nessuno le tendesse la mano, né le più importanti istituzioni creditizie del Paese, né l' amministrazione Bush, e neppure la Federal Reserve. A condannarla una liquidità ormai inesistente. Tutto colpa dei mutui subprime, quelle concessioni fatte a chi di soldi non ne aveva. Autorizzazioni, queste, che hanno provocato la Grande Recessione.  Leggi anche: Il ribaltone del Wall Street Journal su Obama e Trump La domanda che in tanti si pongono è la seguente: una tale disfatta può ripetersi? Il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha dichiarato che "difficilmente la prossima crisi finanziaria nascerà dalle banche". È pur sempre vero che si sono rafforzati i requisiti patrimoniali che le banche devono garantire per coprire il rischio di credito, soprattutto nella parte relativa al leverage ratio, cioè alle attività che i gruppi bancari possono condurre utilizzando capitali non propri, però tutto ciò non basterebbe. Leggi anche: La profezia di Friedman; "altra crisi in arrivo" Negli Usa, infatti, il Dodd-Frank Act di Donald Trump alleggerisce le restrizioni alle piccole banche. Inoltre, il lupo perde il pelo, ma non il vizio, in quanto le banche americane (e non solo) continuano a stuzzicare il detonatore della bomba chiamata subprime. Si tratta dei derivati, il cui valore deriva da altri prodotti finanziari. Dunque se il prezzo di questi ultimi crolla, i derivati non fanno altro che seguirli.  Leggi anche: Warren Buffett, ecco chi è il principale azionista di Bak of America Una sorte quella della Lehman Brothers che ha sfiorato altre banche, tratte però in salvo. È stato il caso della Merrill Lynch scampata al crollo perché finita sotto l'ala di Bank of America. Mentre per la società di assicurazione American International Group sono intervenuti direttamente i fondi pubblici e per salvaguardare la banca Bear Stearns ci ha pensato JP Morgan. La Federal Reserve del presidente Ben Bernanke non ha fatto altro che cercare di tamponare i disastri. Motivo per il quale a Wall Street hanno impiegato un po' di tempo prima di accorgersi del cataclisma a cui il mondo stava andando incontro. E così dal 2008 sono iniziati gli interventi non convenzionali di quantitative easing con il quale la banca centrale è intervenuta nel sistema economico-finanziario americano, al fine di aumentare la moneta in circolazione. Un'operazione ripresa anche da Bce, Bank of Japan e Bank of England, che, di tutta risposta, sono state accusate per anni di aver creato sui mercati una sorta di moral hazard, un azzardo perseguito solo per tutelare il proprio portafoglio.

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