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Tito Boeri, dall'Inps a leader Pd: "Pensioni e reddito di cittadinanza, cosa succederà", due siluri al governo

Giulio Bucchi
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Forse non si candiderà nel Pd, Tito Boeri, ma parla comunque da (unico?) leader dell'opposizione. Intervistato dalla Stampa, il presidente uscente dell'Inps (scade a febbraio, i grillini al governo spingono per la proroga) si dice contrario all'ipotesi di commissariamento portata avanti dalla Lega ("Non c'è nessuna ragione per farlo: non ci sono né problemi di funzionamento, né fatti gravi. Se accadesse, sarebbe un modo di esautorare il Parlamento che ha un ruolo importante nella procedura di nomina") ma soprattutto mena due fendenti mortali alle misure-bandiera dell'esecutivo, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni. Leggi anche: Boeri, clamoroso ribaltone. Di Maio lo sta per salvare? Per quanto riguarda il reddito, creerebbe clamorosi paradossi: "La misura spiazza il lavoro al Sud. Un single con reddito zero può aspirare a 9.360 euro all'anno", quando il 43% dei dipendenti al Sud guadagna meno. Questo significa che quasi un giovane su due potrebbe scegliere di "smettere di lavorare o essere pagato in nero per ottenere comunque il sussidio". Il testo contenuto nella bozza ancora da approvare, poi penalizza le famiglie numerose: "Una famiglia con tre figli prende il doppio di un single, una famiglia con cinque figli lo stesso. Non si doveva sostenere la genitorialità?", chiede critico Boeri. Sulle pensioni, invece, il rischio è "di non rispettare il tetto di spesa. E le tasse sono destinate ad aumentare. La durata triennale potrà spingere ad anticipare le uscite soprattutto nel privato e il divieto di cumulo è sbagliatissimo: finirà per alimentare il lavoro nero". Boeri è poi molto duro sul blocco delle indicizzazioni e il taglio delle pensioni più alte? "Se tutto va bene il taglio delle pensioni d'oro sarà a marzo, il blocco delle indicizzazioni ad aprile. Ciò significa che la prima decurtazione accorperà tre mesi". Il peggio però potrebbe arrivare tra 2020 e 2021, con il rischio di aumenti Iva per svariate decine di miliardi. "Si tradurrebbe in un taglio di oltre 300 euro al mese per chi ha una pensione di 2.300 euro lorde. Trovo paradossale che mentre si dice di voler abolire la legge Fornero si introduca lo stesso meccanismo che inizialmente diede i maggiori risparmi".

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