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Pensioni, Tito Boeri fugge dal caos Inps: cosa rischiano i nostri assegni

Cristina Agostini
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Tito Boeri, uno dei più sanguigni presidenti dell'Inps, saluta e se ne va. A dirla tutta l'incarico dell'economista scadrà a metà febbraio ma Boeri si "porta avanti" e comincia a salutare. E a dire la sua. Alla vigilia del varo del Reddito di cittadinanza - che secondo il governo interesserà 4.916.786 persone, vale a dire 1,73 milioni di nuclei familiari - e del lancio di Quota 100 (platea potenziale 350mila persone), Boeri si affretta a passare il testimone. Leggi anche: Pensioni, brutta sorpresa. Chi resta a bocca asciutta: la "sorpresina" nel decreto Tramite l'Inps passeranno milioni di nuove operazioni. Manca ancora la convenzione con i Centri di assistenza fiscale (Caf), che dovrebbero fare da primo vaglio per le richieste di Reddito. Le domande di pensionamento poi peseranno interamente sull'Istituto. Boeri - salutando il Consiglio di vigilanza - avverte che il lavoro per l'Isituto sarà più che impegnativo. E che il governo deve affrettarsi a nominare un nuovo presidente per dare all'Inps quella guida che serve in momenti simili. La scelta di una figura di raccordo tra l'anima grillina e quella leghista non è operazione facile. Basta considerare il pantano in cui è finita la maggioranza nel caso Consob, che da oltre 3 mesi non ha un presidente nonostante le rassicurazioni. Se la nomina del numero uno dell' autorità di vigilanza sulle società e la borsa ha provocato tanti problemi, bisogna immaginare quanti ne sorgeranno per la nomina del vertice Inps. L'Istituto ogni anno gestisce contributi, redditi e pensioni per oltre un quarto degli italiani (18 milioni di trattamenti), e registra spese per oltre 280 miliardi di euro con un incasso contributivo vicino ai 180 miliardi. Insomma, si tratta di una multinazionale complessa che adesso dovrà farsi carico di gestire pure il Reddito di cittadinanza. Boeri sottolinea l' importanza di garantire per l' Ente «l' autonomia» che «non deve essere mai calpestata». Un affettuoso appello alla «stabilità dell' istituto», che ne ha quanto mai bisogno «in un momento come questo in cui nuove sfide si pongono all' orizzonte». Boeri teme che invece di avviare la procedura per eleggere un nuovo presidente nel pieno dei suoi poteri (e un consiglio di amministrazione), possa fare breccia l' idea di nominare in fretta e furia un commissario pro tempore. «Il futuro di un Paese», ha ammonito, «è determinato in gran parte dalla qualità delle sue istituzioni. Ci possono essere errori nella politica economica e sociale, ci possono essere cattivi governi. Sono errori ed eredità cui, pure a fatica, si può porre rimedio. Ma quando si cambiano le istituzioni, quando le si rende "dipendenti"" dalla politica o dalle burocrazie allora si fa un danno quasi irreparabile ad un Paese». Per il futuro il governo pensa a reintrodurre un cda con quattro membri più il presidente: un cambio della governance che però potrebbe complicare l' adozione di una soluzione rapida. Negli ultimi 7 mesi le frizioni tra Bioeri e il governo non sono mancate. L' ultima tirata d' orecchi è sempre al governo per vinvio (a novembre 2019), delle assunzioni che potrebbeavere come impatto diretto sulla pubblica amministrazione. Il professore della Bocconi stima in «15 mila lavoratori in meno», il posticipo a fine anno delle assunzioni. Boeri assicura che tornerà a «fare ricerca». Resta da vedere a chi spetterà la grana di gestire un pachiderma finanziario miliardario e chi gestirà la nascita del Reddito. I tecnici di via Ciro il Grande sanno bene che sarà un miracolo scrivere - entro aprile - i decreti attuativi per il lancio di Quota 100. di Antonio Castro

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