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Vittorio Feltri, la balla di Luigi Di Maio sul reddito di cittadinanza: come rovina la vita dei poveri

Gino Coala
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Nonostante si affronti il tema con le solite categorie destra/sinistra, non serve nemmeno scomodare Gaber per affermare che nessuno può essere contrario ad aiutare i poveri. Non ci si deve quindi chiedere se il reddito di cittadinanza sia una misura giusta, quanto se sarà utile. Da questa prospettiva, è già chiaro che la sua efficacia non possa dipendere solo dal fatto che sia un programma temporaneo o incondizionato, come sostiene la critica "benaltrista" di chi la ritiene insufficiente. Ugualmente, però non è deprecabile l' approccio cosiddetto neoliberista di insistere sulla necessità che la nuova norma dei pentastellati sia declinata esclusivamente in chiave di politica attiva. La vera questione è se ci siano modi diversi dal lavoro per assicurare il pieno recupero sociale dei poveri. Leggi anche: Feltri, la tragica ricostruzione: "Perché Salvini deve assecondare i grillini" Eppure sembra evidente che insistere sulla necessità di un "reddito" piuttosto che di un "lavoro" per sconfiggere la povertà, significa decretare il fallimento della regola prima ancora che parta. È giusto assicurare la riabilitazione delle persone, il loro sostegno socio-educativo domiciliare o territoriale, il supporto nella gestione del loro bilancio, l' assistenza domiciliare socio-assistenziale, il servizio di mediazione familiare e culturale. Ma non basteranno questi interventi temporanei per fare uscire i poveri definitivamente dall' indigenza, per la semplice ragione che è inimmaginabile ed economicamente insostenibile offrire misure di tale tipo a tempo indeterminato. Il reddito di cittadinanza dovrà quindi diventare necessariamente un provvedimento con percorsi che tengano anche conto dei diversi fabbisogni di aiuto delle persone, ma che mirino comunque a renderli autonomi e liberi dalla dipendenza perpetua da sussidi statali. Ancora peggio è promuovere il reddito di cittadinanza quale rimedio alla trasformazione del lavoro, per la diffusione dei Big Data e dell' Intelligenza Artificiale. Da cento anni, non mancano le profezie catastrofistiche sulla distruzione degli impieghi. Invece, ogni volta si è assistito ad una loro più o meno rapida sostituzione con diverse professionalità. Se la trasformazione in atto sarà più incisiva delle precedenti, il rimedio possibile è quello di preparare le future generazioni e di riqualificarle, attraverso l' istruzione e la formazione, visto che già ora i più istruiti e formati guadagnano di più e sono appetiti sul mercato. Immaginare di sostituire il lavoro con un reddito di Stato significa assicurare più infelicità a tutti. di Vittorio Feltri

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